L’emergenza nell’emergenza è il nostro stato di normalità, il nostro equilibrio precario consueto. Ma stavolta abbiamo davvero esagerato. Stavolta manca la linea dell’orizzonte.
Non fermeremo facilmente questo virus e non abbiamo nemmeno il tempo di analizzare le voci di un attacco premeditato e congegnato da nemici/amici. Non oggi. La conta dei morti ci atterrisce e le condizioni psicofisiche del personale medico ci destabilizzano. Manca la terra sotto ai piedi.
I più autorevoli scienziati del mondo chiamati – non oggi ma in tempi non sospetti – ad esprimersi sulla possibilità di una pandemia hanno sempre anteposto una frase al proprio sapere: “quando accadrà” non “se accadrà”.
Che sarebbe accaduto, non è mai stato indubbio. Il nostro Paese è arrivato all’appuntamento spossato da un esercito di corrotti che ha dato fondo alle risorse pubbliche per ingrossare i propri conti e per allargare la rete di potere più o meno occulto. Nonché da un apparato deviato impegnato a custodire segreti di Stato alla maniera di Cavalieri Templari senza onore e senza gloria: i Servizi segreti.
Essi hanno, anzi, “avrebbero” “il compito di assicurare le attività informative volte alla salvaguardia della Repubblica Italiana da pericoli e minacce provenienti sia dall’interno sia dall’esterno”. Non pervenuti. Per comprendere dove fossero nel momento del bisogno, seguite alcuni importanti processi in corso a Palermo, Caltanissetta e Reggio Calabria. Per cominciare.
La sanità italiana arriva al drammatico appuntamento col coronavirus tronfia al nord e terrorizzata al sud ma ovunque, depotenziata da buchi neri nei propri bilanci, da ospedali chiusi e da risorse umane insufficienti a fronteggiare non una pandemia – sarebbe poco leale affermarlo – ma situazioni di ordinaria necessità. Questo invece è bene evidenziarlo.
Ma il colpo di grazia al sistema sanitario, lo ha dato la religione più giovane che conta miliardi di devoti in ogni parte del mondo: il neoliberismo che con la supremazia acquisita, ha gettato il valore della vita umana all’ultimo posto nella scala di valori che una società evoluta dovrebbe darsi.
Il fatto stesso di inserire la sanità in un meccanismo di “risparmio”, peraltro uno dei più colpiti, indica proprio questo, che salvare vite umane, non è prioritario. 37 miliardi tagliati in 10 anni – parte dei quali destinati al Ministero della Difesa – non aprono spiragli incoraggianti.
Proprio in queste ore si sta valutando l’assunzione di 300 medici con effetto immediato ma non è l’emergenza che lo richiede; di questi medici c’era bisogno anche prima del coronavirus ma servivano ai cittadini non ai privilegiati che nelle strutture pubbliche non ci mettono mai piede.
D’altronde non è difficile fare due conti; 3 posti letto ogni mille abitanti è un dato che si commenta da solo in barba alla media OCSE che ha più volte segnalato questo nostro punto debole.
Sul versante della ricerca il quadro è ancora più imbarazzante; il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ci relega agli ultimi posti. Il numero di ricercatori è al di sotto di quello degli altri Paesi europei e i giovanissimi, esclusi da questo mondo, sono spesso accolti oltralpe dove contribuiscono a migliorare la media degli altri.
Anche il finanziamento pubblico risulta inferiore se confrontato con quello messo a disposizione dagli altri Stati UE ma il fattore più agghiacciante, è che non riusciamo nemmeno a mettere le mani sui finanziamenti dell’Europa – buonanima – per mancanza di progettualità.
Quest’ultima indicazione risiede nella voce sopra citata; da corrotti cosa ci possiamo aspettare? Eserciti di competenti affidabili?
Ma dove eravamo rimasti? Alla lotta al coronavirus nella fase più acuta dove si esprime il sentito “lotta dura senza paura”. Ma quanto durerà? Se, come speriamo, usciremo vivi da questo momento terrificante, riprenderemo il cammino del finanziamento pubblico a strutture private? Continueremo a foraggiare presidi di sicurezza per i ricchi?
Pagheremo il fatto di non avere capitali da investire nelle campagne elettorali di questo o quel traditore del popolo?
Quando devono coprire infamie di questo tipo, si nascondono all’ombra del “Ce lo chiede l’Europa” ma oggi, non muoiono solo donne e uomini, oggi muore anche l’Europa coi suoi patti criminali, il mito dei mercati e quei vincoli intollerabili che sconfinano nei principi costituzionali nazionali fino ad annientarli.
L’Europa chiedeva spending review e a dispetto dell’Art 32 della Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, i servi eseguivano.
E chi ha permesso l’avanzare del meccanismo per il quale un medico può riceverci dopo mesi se accediamo al servizio sanitario pubblico e l’indomani se gli paghiamo compensi sconsiderati privati ma comunque in una struttura pubblica? Non è criminale tutto questo?
Quanto può costare l’attesa ad un paziente che ha bisogno di cure e non se le può permettere presso i privati? La vita ? E quanto vale una vita dove la sanità è un business?
“Si credono i padroni dell’umanità e purtroppo lo stanno diventando: la politica democratica ha cessato di resistere loro, spianando la strada alla dittatura incondizionata dei poteri forti, economici e finanziari, che ormai dettano le condizioni della nostra vita pubblica”.
Cosi Noam Chomsky ha posto le premesse alla consapevolezza, e se facessimo un piccolo sforzo per nutrirci dei pochi intellettuali meritevoli di ascolto, forse, questo momento buio, sarà davvero il
“Cigno nero” dopo il quale, nulla sarà più come prima. Ma potrebbe essere migliore di prima.
Ricordiamola a lungo l’immagine del Medico di Brescia che lavora in terapia intensiva coperto da un sacco dell’immondizia tenuto insieme dallo scotch adesivo. Non in Calabria, ma in Lombardia.