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Coronavirus. OMS avverte!

| 8 Febbraio 2020 | ATTUALITÀ

Mentre da qualche giorno il ministero della Salute conclude diversi accordi con i maggiori social (Facebook, Twitter) per evitare fake news sulla nuova epidemia “#CoronaVirus”, i dubbi sullo stesso virus crescono rispetto alle notizie che provengono dal resto del mondo.

Ricordiamo che il #CoronaVirus si è sviluppato in Cina, nella città di Wuhan, dove le autorità locali avevano arrestato il famoso medico oculista Li Wenliang, già a dicembre, per aver diffuso la notizia.

La gente si ammala e muore proprio nel continente asiatico, – i nostri colleghi – fanno sapere che il virus si trova anche nei seguenti Paesi: Giappone, Corea del Sud e Thailandia.

Ha destato indignazione e rabbia, a Pechino, – secondo fonti di AP – la morte del giovane medico che è stato accusato e rimproverato dalle autorità comuniste che hanno messo la politica al di sopra della pubblica sicurezza.

Alla morte, il dottor Li Wenliang è diventato il volto della rabbia nei confronti del controllo del Partito Comunista al potere su informazioni e lamentele secondo cui i funzionari mentono o nascondono focolai di malattie, fuoriuscite di sostanze chimiche, prodotti di consumo pericolosi o frodi finanziarie.

Li Wenliang

I blog di Li Wenliang sulla crisi del coronavirus a Wuhan sono stati censurati dalle autorità alla fine di dicembre. Muore il 6 febbraio 2020. Fonte The Guardian

Quello che sappiamo e che la polizia a dicembre aveva rimproverato otto medici, tra cui Li, per aver avvertito gli amici sui social media della minaccia emergente.

A seguito, la corte suprema cinese ha criticato la polizia, ma anche il partito al potere ha rafforzato la sua tesi circa le informazioni da divulgare sull’epidemia.

I funzionari, come avvenne nel 2003 e nel 2005 a causa delle altre epidemie, sono stati accusati di aver tentato di nascondere o ritardare le informazioni.

Inizia da qui la chiave di lettura per capire e comprendere meglio la “fake” e le “censure”.

Se a Wuhan, i leader locali avrebbero ordinato già a dicembre ai medici di non pubblicare nessuna notizia circa il diffondersi del virus per evitare ritorsioni sull’organo politico locale, come possiamo essere certi che il virus non abbia infettato qualcuno (in Cina) già nei primi giorni di dicembre?

Per quanto finora raccontato, ringraziamo il ricercatore dell’AP Chen Si a Zhengzhou, la giornalista video Olivia Zhang e il ricercatore Yu Bing a Pechino.

A incrementare i dubbi, oltre le dichiarazioni rilasciate giorno 3 febbraio dal ministro della salute Speranza, su Repubblica, che ha dichiarato “Sul coronavirus non bisogna creare allarmismi, perché la situazione è sotto controllo. Ci sono solo 21 casi in tutta Europa. Stiamo parlando di numeri residuali”, dove continuando afferma “L’Italia sta facendo tutto il possibile – ha proseguito – siamo stati gli unici in Europa a chiudere i voli con la Cina, i primi a dichiarare l’emergenza. Il Servizio sanitario nazionale è riconosciuto in tutto il mondo” ha ribadito Speranza, rivendicando “la qualità dei nostri ricercatori”, a maggior ragione dopo la notizia dell’isolamento del virus all’istituto Spallanzani di Roma.” In quanto come abbiamo riportato all’inizio i contagi non sono solo provenienti dalla Cina ma anche da altri paesi, ci assale un dubbio su quanto riportato, giorno 3 febbraio, sul sito del ministero della salute che qui riportiamo:

«Il Boeing dell’Aeronautica Militare con a bordo i cittadini italiani rimpatriati da Wuhan, la cittadina cinese dalla quale si è diffuso il coronavirus, è atterrato il 3 febbraio all’aeroporto di Pratica di Mare. A bordo dell’aereo anche il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, medici e militari, oltre al personale dell’equipaggio.

Tutti i connazionali rimpatriati sono stati trasferiti alla cittadella militare della Cecchignola dove trascorreranno quattordici giorni in isolamento, il tempo massimo di incubazione del virus.»

Ma a quanto pare neanche i protocolli sono chiari del tutto!!!

Ieri, infatti, uno dei nostri connazionali in quarantena alla Cecchignola è risultato positivo al test del virus ed è stato trasferito subito allo Spallanzani, il caso vuole che i giorni di quarantena a quanto pare sono stati azzerati e si riparte col conteggio dei 14 giorni da ieri.

“Il protocollo prevedeva una quarantena di 14 giorni”

Dopo la scoperta della positività del nostro connazionale, alla base militare della Cecchignola, Giuseppe Ippoliti – direttore scientifico dello Spallanzani –  ha dichiarato quanto segue: “tutte le persone saranno controllate con un protocollo congiunto Spallanzani-autorità militari di valutazione, un unico protocollo che si applicherà qui e alla Cecchignola”.

Il dubbio non è sui nostri ricercatori o sui nostri sistemi di sicurezza che abbiamo già chiarito col precedente articolo, ma quanto sulle notizie diffuse dagli stessi organi “politica e stampe varie” che affermano il tutto senza utilizzare mai una frase ipotetica, come vedremo successivamente.

Secondo quanto riporta The Guardian alcuni esperti hanno avvertito che il numero di contagiati attualmente non può essere considerato attendibile in quanto l’incubazione del virus e le similitudini dello stesso ad una infezione “nascosta” rendono improbabili qualsiasi timori sollevati.

Sempre secondo The Guardian, i ricercatori hanno identificato un intervallo di tempo per vedere la positività dell’infezioni da una a due settimane, stimando al contempo un raddoppio del numero di infezioni ogni sei giorni circa, raggiungendo la cifra reale di almeno 75.000.

A fare chiarezza su come devono avvenire le dovute stime è la dott.ssa Nathalie MacDermott, docente clinica presso il King’s College di Londra. La MacDermott ha dichiarato che il rapporto da prendere in considerazione è quella percentuale che viene tratta tra il numero di persone positive e quelle che arrivano al decesso, ma ciò è impossibile fare perché mancano i dati dei casi più lievi della malattia non identificati.

Un esempio – riporta The Guardian – è: “se si segnalano 400 morti e 20.000 casi, il tasso di mortalità è del 2%, ma se dividiamo i decessi per 75.000, otterremmo un tasso di mortalità dello 0,5%.”

Sempre secondo la dottoressa MacDermott, per avere una visione più chiara bisognerà monitorare per circa un mese l’impatto del virus al di fuori della Cina, perché “la contaminazione è avvenuta a Wuhan”.

Casi lievi hanno il potenziale per rendere più difficile il contenimento, ha ribadito.

Alla domanda se le misure adottate in Cina per contenere il virus fossero efficaci, ha detto che era troppo presto per dirlo, in particolare a causa del ritardo, che potrebbe anche cambiare.
“Al momento non stiamo vedendo chiaramente un impatto. Dovremmo monitorare per circa un mese.”

La diffusione esponenziale del virus in altre città al di fuori della Cina era improbabile, ha aggiunto MacDermott. “Finora non abbiamo visto una diffusione significativa nelle città al di fuori della Cina. Nei casi fuori dalla Cina stiamo ancora guardando. Quindi potremmo avere uno shock. Ma probabilmente non vedremo una situazione di Wuhan in altri paesi. Potremmo vedere un’impennata in altre città cinesi, in particolare perché c’è un periodo di incubazione di 14 giorni, quindi potrebbe esserci un ritardo nell’identificazione di tutti i casi.”

Il parere del professor David Heymann, che ha guidato l’unità di malattie infettive dell’Organizzazione mondiale della sanità al momento dell’epidemia di SARS, è uguale a quello della dottoressa MacDermott.

Heymann, ora professore di epidemiologia delle malattie infettive alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha dichiarato:

I fattori di rischio includono la capacità di trasmissione, riflessa nel numero riproduttivo, ma anche il modo in cui è infetto, cioè le secrezioni corporee, non lavarsi le mani o faccia a faccia, starnuti.

Cosa è cambiato ieri?

Secondo quando riporta Reuters, sembra che in Cina sia scoppiato una nuova infezione da “#CoronaVirus” che dopo due giorni di tregua ha fatto lievitare il numero di morti per epidemia.

Mentre vi scriviamo il numero di vittime è schizzato ad oltre 700, con un record giornaliero di 86 persone!

Nel continente cinese, secondo la NHC (National Health Commission), sono registrate 3.399 nuove infezioni confermate venerdì, portando il numero totale accumulato finora a 34.546.

Nella Cina continentale, escluse le 2.050 persone che erano guarite (ecco il primo interrogativo, con quale farmaco sono guarite?) e le 722 decedute, il numero totale di casi pendenti ammontava a 31.774.

Ma non è tutto

Il Ministero della Salute e della prevenzione degli Emirati Arabi Uniti ha confermato due nuovi casi del nuovo coronavirus, portando a sette il numero totale di casi nel paese. Il ministero ha affermato che i casi riguardano persone di nazionalità cinese e filippina.

Cosa desta sgomento e preoccupazioni?

Se l’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) al momento afferma che “non ci sono terapie consigliate per il nuovo coronavirus” e che nelle linee guida sono indicate solo terapie di supporto, mentre la stessa Oms si riunirà l’11 e 12 febbraio con un forum di esperti da tutto il mondo per discutere di come accelerare la ricerca su vaccini e possibili terapie, come è possibile che dalla Cina e da altre Nazioni arrivano notizie di pazienti guariti e dimessi?

Riportiamo un estratto di SCMP in lingua originale:

Wang Guoqiang, an infectious disease expert at Peking University No 1 Hospital, said “that about 6 per cent had recovered after being in a serious condition, while less than one per cent had recovered after being classed as in critical condition. This shows that cases in serious and critical conditions can be treated and discharged from hospital after receiving proactive treatment, and that has given us great confidence.”

Mentre qualche ora fa –  fonte The Guardian –  in Francia hanno diagnosticato altri casi di #CoronaVirus a cinque cittadini britannici, incluso un bambino, uno di questi era ritornato nel Regno Unito da Singapore il 23 gennaio e da lì, poi, si è spostato con gli altri quattro in una zona sciistica delle Alpi francesi, dove appunto è stato trovato infetto stamane insieme agli altri.

Il ministro della sanità francese, Agnès Buzyn, ha dichiarato a tal proposito: “I nuovi casi facevano parte di un gruppo di 11 britannici che erano stati in uno chalet nella località sciistica di Contamines-Montjoie. Oltre ai cinque che si sono dimostrati positivi per il virus, gli altri sono tenuti sotto sorveglianza negli ospedali di Lione, Saint Etienne e Grenoble.

Aggiunge il The Guardian: L’ospedale di Grenoble ha dichiarato di non essere autorizzato a fornire ulteriori informazioni. Il direttore dell’autorità sanitaria regionale dovrebbe tenere una conferenza stampa sabato pomeriggio.

E mentre in Cina, le notizie che diramano alcuni sull’uso di un farmaco Anti-HIV come test negli ospedali sta facendo impazzire i mercatini on line a cui le persone si rivolgono per acquistarne a dosi massicce e pagandole fior fiori di soldi, noi invitiamo tutti a stare calmi e tranquilli, per fortuna in Italia gli ospedali e l’equipe sanitaria (medici e infermieri) sono sempre disponibili per qualunque perplessità!!

Chiediamo però chiarezza e apertura a tutte le testate stampa da parte della politica e degli ospedali, in quanto il nostro lavoro sarà sempre a fianco di una giusta e adeguata informazione.

TAG: #Cecchignola, #statistiche, coronavirus, Oms
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