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Il 2020 affida il suo destino nel segno del Topo

| 31 Dicembre 2019 | EDITORIALE
segno del topo

E’ tutto pronto. E’ tutto al posto giusto per chiudere in bellezza – per dire – un anno pieno di avvenimenti che hanno caratterizzato la vita di ognuno di noi. Se da un lato la politica, quella atipica ad esempio, ha mostrato la sua vera natura dall’altro resta la consapevolezza di essere rei delle nostre azioni.

Pensate cosa sarebbe successo se al posto di qualche mojito di troppo si fosse bevuto una buona aranciata fresca, molto probabilmente anche molti italiani avrebbero usufruito di un mutuo agevolato a lunga scadenza. Chissà forse a 80 anni… A conti fatti, prima degli Italiani ci sono I-taliani con il foulard verde.

I cinesi avevano identificato il 2019 l’anno del Maiale; non si sbagliavano! Tutto sommato non si sbagliavano nemmeno quando scendevano in piazza in milioni a difesa della democrazia. Forse è un altro popolo. Forse sono abituati a lottare. Oppure non hanno banche da salvare.

Sostanzialmente l’Italia resta una grande nazione, sopratutto geograficamente. Sopratutto quando gli interessi che “costringono” il Bel Paese a finanziare gli armamenti nelle varie beghe create dalla NATO per un barattolo di petrolio gratis, senza nemmeno pensare quanto danno crea a milioni di innocenti. Poi è arrivato Ronaldo, e chi se ne frega!

Il detto ‘il potere logora chi non c’è la’ purtroppo, nel 2019, non ha trovato la sua giusta risonanza. Infatti il leader del Carroccio, che lo voleva ‘assoluto’, in cuor suo, lo logorerà ancora. Se fossero passate le fantasiose idee politiche sovraniste, sicuramente ci saremo trovati un Italia spaccata letteralmente in due; con un Nord sempre più ricco e un Sud legato al guinzaglio. Lunga vita al mojito.

L’Europa è una bella realtà nonostante le politiche pudiche nei confronti dell’Italia, peccato che il buon senso dei nostri governanti anziché annuire dovrebbe avere l’onere di proporre. Una forzatura che permette a Francia e Germania di dettare le condizioni quando invece, essendo il fulcro centrale del Mediterraneo, dovrebbe sedere sullo stesso trono. Pensiero stupendo.

Siamo onesti: fuori dai confini di vita politica restano i valori etici e sociali che via via vanno sbiadendo. Un terzo millennio che non trova ancora la stabilità sociale tra i popoli e che non si riesce a contenere quella voglia di arraffare il più possibile. Il mondo è diventato un agglomerato siderurgico a tal punto che persino le quattro stagioni si sono arrese. E’ il momento di fare di più.

Basti pensare che in 45 Paesi del mondo la fame è ancora un problema grave e in sei (Ciad, Haiti, Madagascar, Sierra Leone, Yemen e Zambia) la situazione è ancora peggiore, tanto da essere considerata allarmante. È la Repubblica Centrafricana, in assoluto, il Paese che soffre maggiormente la mancanza di cibo.

Circa 124 milioni di persone soffrono di fame acuta, mentre 151 milioni di bambini sono affetti da arresto della crescita e 51 milioni da deperimento. Alla vigilia dell’anno del Topo, la fame è un pericolo persistente che minaccia la vita di milioni di persone, molte delle quali vivono il dramma degli sfollamenti forzati. A livello mondiale il fenomeno delle persone costrette ad abbandonare la propria casa ha raggiunto proporzioni enormi. E’ il “negro” che avanza.

Ma non tutto è perduto. Tranquilli il campionato di calcio riprenderà domenica prossima, si tornerà negli stadi a incitare la propria squadra del cuore e magari, tra un fallo e un rigore negato, offenderemo con cori razzisti l’avversario; nonostante che l’anno del Maiale sarà già passato.

E’ tutto apposto. Ci siamo quasi. Le bottiglie di champagne sono abbondantemente ghiacciate per poterle stappare allo scoccare della mezzanotte, dopo aver ingurgitato medaglioni di zampone e cotechino tra cucchiaiate di lenticchie e fette di panettone. E così via con i fuochi d’artificio. Il 2020, l’anno del Topo, sarà giunto e si appresterà con l’auspicio di una vita migliore, ricca di avvenimenti, e perchè no, anche di denaro.

Ma Giorgio, Elsa, Mario, Farohuk, Hassan, Milena, Filippo il primo dell’anno, quando uscirò di casa per gli auguri, li troverò sempre lì. Sotto il portico, avvolti nelle coperte raccattate per strada e scatole di cartone a far da materasso. Distesi, infreddoliti, sporchi, brutti e puzzolenti. Fermi senza dare fastidio a nessuno, nell’indifferenza dello sdegno generazionale.

Eppure questi straccioni hanno avuto una vita: dottori, ingegneri, operai, vite interrotte per diversi motivi. Saranno sempre lì a chiedermi una sigaretta, un caffè, una moneta oppure semplicemente un sorriso. E’ in quel momento, ascoltando le loro storie, che la mente mi porta lontano, mi fa sentire vivo e parte integrante di questo mondo. Dimenticando chi sono, dove mi trovo, le loro storie ti riempiono l’anima e ti aprono la mente. Storie di esseri umani. Storie di invisibili.

Ed è grazie a loro mi rendo conto che l’anno del Topo è arrivato anche per me. E che il Topo, tutto sommato, è pur sempre un essere vivente che appartiene a questa terra.

Buon Anno

TAG: Diritti Umani, invisibili, politica, questione sociale
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