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Il Partito Democratico di Renzi, Zingaretti e Franceschini verso la scissione

| 16 Settembre 2019 | POLITICA
Partito Democratico verso la scissione

Il Partito Democratico, in questi giorni, rischia la scissione. Una delle scissioni più dolorose degli ultimi tempi, a livello politico e partitico.

Sembrerebbe infatti che Matteo Renzi non sia più soddisfatto delle gerarchie interne al partito. Ma anche – e soprattutto – della nuova alleanza tra ex nemici che si è instaurata in questi giorni, tra Movimento Cinque Stelle e Partito Dem.

Matteo Renzi è pronto alla scissione nel Partito Democratico?

Matteo Renzi e, con lui, tutta l’ala renziana, avrebbero più volte affermato di voler lasciare il Partito Democratico. E questa scelta drastica avrebbe le conseguenze di portarsi con sé, probabilmente, anche tutto l’elettorato renziano che – ricordiamolo – è una buona percentuale dell’intero elettorale made in PD.

Con Matteo Renzi, almeno agli esordi, il Partito Democratico aveva acquisito autorevolezza, credibilità: aveva coronato il suo sogno segreto, quello cioè di dotarsi di una figura carismatica, pronta e brillante.

I pro superavano nettamente i contro, nel bilancio di fine anno che il PD aveva ed ha più volte reso noto.

I conti sembravano essere in attivo, ora che il popolo PD era riuscito ad intraprendere la via del compromesso politico, alleandosi con l’ex rivale M5S.

Ma tutto questo, come ha più volte affermato Dario Franceschini, principale fautore dell’alleanza governativa coi cinque stelle, è stato fatto per “[…] salvare l’Italia dalla minaccia populista […], fino a qualche mese fa e anche ora rappresentata dalla Lega di Matteo Salvini.

Tralasciando, con uno sforzo di fantasia, le origini “populiste a più non posso” dello stesso Movimento Cinque Stelle, se si guarda al sommo bene del paese Italia, si potrà constatare come il percorso non avesse altra via praticabile, a livello politico.

La scelta “elezioni subito”, richiesta che proveniva dalla stessa Lega di Salvini, da FdI e, vuoi o non vuoi, anche da qualche partito minore, avrebbe sicuramente comportato costi elevati per l’Italia. E questi si sarebbero ripercossi, come sempre, sui contribuenti italiani.

Dario Parrini, senatore Dem, a proposito di un’eventuale scissione nel Partito Democratico

In merito ad una probabile scissione all’interno del PD, non si è espresso solamente il neo-ministro alla cultura Dario Franceschini, ma anche il senatore Dario Parrini. Ecco una sua dichiarazione.

“Per chiarezza, due o tre cose di fondo che penso sul Pd. In primo luogo, debbo dire che mi fa arrabbiare e mi fa star male anche solo leggere che nel mio partito potrebbe esserci una rottura. Per vari motivi. Perché il saldo costi-benefici delle rotture è sempre negativo.
Perché le rotture non avvicinano chi non ti vota e irritano, disorientano, scoraggiano e allontanano chi già ti vota. Perché un centrosinistra più diviso sarà meno forte e meno elettoralmente attrattivo, sia al centro che a sinistra.

Perché per aumentare i consensi complessivi dei progressisti italiani è essenziale l’esistenza di un partito grande, coeso e plurale. Perché con un Partito Democratico più debole sarebbero più deboli la lotta alla prepotenza autoritaria del salvinismo e quella per una svolta sociale e economica nel governo del Paese. Personalmente non riesco a immaginare un posto diverso dal Pd nel quale si possa condurre con efficacia la battaglia per difendere e rafforzare il riformismo, per un’Italia con più crescita e meno ingiustizie. Non so cosa succederà. So che io mi impegnerò, rispettando le opinioni di tutti e mettendoci tutto me stesso, affinché nel Pd non ci sia nessuna spaccatura.

Infine una preghiera: chi nella sua vita ha promosso scissioni, le ha avallate, scusate o magari applaudite, abbia per favore la decenza di rinunciare a impartire a chicchessia lezioni morali di qualsiasi tipo”.

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