“Sono dei piccoli individui… questo è il governo della più bieca restaurazione… e quando si dice che i risparmi fatti sul nostro territorio devono essere messi a disposizione degli altri, non si comincia neanche a discutere perché vuol dire premiare l’inefficienza e penalizzare l’efficienza” (Corriere della Sera, pag. 9 sabato 20 luglio). Così parlò lo “statista” Attilio Fontana, da Varese, Governatore pro tempore della Lombardia, con qualche difficoltà (molto seria) a comprendere che non esistono i residui fiscali delle Regioni ma degli individui e che lui non ha alcun titolo per pontificare sull’investimento delle risorse che si ricavano dal suo territorio con la tassazione.
Semplicemente perché quelle tasse non sono sue e provengono da chi contribuisce in qualità di cittadino italiano non di finanziatore del “sistema Varese-Gallarate e dei suoi poltronifici” o degli appetiti assistenziali dei “galli” lombardo-veneti, Fontana e Zaia, asserragliatisi nel Ridotto della Valtellina.
Penso che Giovanni “Albertino” Marcora si stia rivoltando nella tomba ma anche i Tognoli e i Bassetti avranno molto da ridire, per parlare di un Nord che ci piace e ha i suoi degni eredi nei Sala, nei Pisapia e nei Tabacci, solo per fare qualche nome.
Se la politica si riduce a una conta di soldi, peraltro altrui, e all’idea di mettere su un altro staterello (Lombardia) per farsi gli affari propri con la spesa pubblica di un altro Stato (Italia) senza mai rendere conto di ciò che si è indebitamente avuto negli ultimi dieci anni, tutto precipita. Non muore solo la politica. Si rompe l’Italia.