
Resta aperta, nel governo, la partita sull’indicazione del ministro per le Politiche europee, casella da riempire dalle dimissioni di Paolo Savona, passato alla presidenza della Consob, nel marzo scorso. Dopo il colloquio di mercoledì sera, a margine del vertice sull’autonomia, tra Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, non ci sono sostanziali novità sul dossier.
Il presidente del Consiglio e i suoi due vice oggi sono concentrati sulla visita ufficiale del presidente russo Vladimir Putin, che, dopo gli incontri con Conte, vedranno a cena, tutti insieme, stasera a Villa Madama.
Sul tema ministro Ue, fonti di Palazzo Chigi, pero’, confermano che c’è la volontà di affrontare il dossier al più presto e che una soluzione potrebbe essere trovata “probabilmente già la prossima settimana”.
Anche se non vi è alcuna conferma ufficiale, nella Lega, cui spetta la poltrona, il nome su cui si insiste e’ quello del senatore Alberto Bagnai, economista ‘no euro’, presidente della commissione Finanze del Senato.
E sarebbe proprio questo il nome che avrebbe fatto Salvini a Conte e Di Maio, ieri sera. L’indicazione di Bagnai – secondo fonti di governo -, però, non susciterebbe entusiasmo nel presidente del Consiglio e deve comunque ottenere il via libera del Quirinale.
Apertissimo è, invece, l’altro dossier: quello del commissario italiano a Bruxelles (anche questa indicazione che spetta alla Lega). Malgrado le indiscrezioni di stampa sulla possibilità che il governo indichi figure come gli ex ministri Giulio Tremonti e Domenico Siniscalco, in ambienti governativi l’unico candidato di cui si parla e’ l’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti.
L’incarico per il quale e’ in corsa sarebbe quello alla Concorrenza. “Non si sarebbe esposto cosi’ chiaramente il presidente del Consiglio Conte sulla possibilità di ottenere la Concorrenza se non avesse avuto delle garanzie”, fanno notare da Palazzo Chigi.
Oltre a quella delle Politiche Ue, poi ci sono diverse caselle governative da riempire e altre probabilmente che si svuoteranno. Nel primo caso, non sono stati ancora sostituiti i sottosegretari leghisti alle Infrastrutture, Armando Siri ed Edoardo Rixi.
Poi c’è la sottosegretaria ai Beni culturali, Lucia Borgonzoni, che, con tutta probabilità, sarà candidata per la Lega alle Regionali in Emilia-romagna, e il vice ministro dell’Economia, Massimo Garavaglia, che potrebbe essere costretto a lasciare in caso di condanna per turbativa d’asta, nel processo che arriverà a sentenza il 17 luglio.
Il ‘restyling’ del governo potrebbe, dunque, trasformarsi a breve in un rimpasto: anche se i due vice premier lo hanno negato, in entrambi i partiti, M5S e Lega, sono in molti a volere cambi sostanziali nella squadra di governo, che interessino la guida dei ministeri su cui si concentra il malcontento di leghisti e pentastellati (tra gli altri Infrastrutture, Salute e Agricoltura).