
Alle 9:15 di oggi, 28 giugno, sono iniziati i lavori del G20 che quest’anno vede le grandi potenze radunate nella città di Osaka, sotto la presidenza del Giappone. Quest’ultimo, alla guida del G20, punterà a circoscrivere la discussione intorno ad alcuni punti fondamentali quali la crescita economica e la riduzione delle disuguaglianze, infrastrutture e qualità della salute, il cambiamento climatico, l’economia digitale e sfide legate all’invecchiamento della società.
Dopo il benvenuto ufficiale del Primo Ministro Shinzò Abe alle 11.15, la rispettiva foto di famiglia e altri riti mirati a creare un ambiente di cooperazione tra le Nazioni, sono cominciate le sessioni di lavoro intorno alle 12.00. Nelle discussioni, si parlerà di sviluppo sostenibile nonché dell’agenda del 2030 e i suoi obiettivi.
Un aspetto importante da sottolineare è come, per la prima volta, l’UE stia cercando di promuovere una linea unica, coesa e determinata sia attraverso la voce dei suoi Stati membri, sia attraverso la partecipazione del Presidente del Consiglio europeo. Le headlines con le quali l’Unione cercherà di affrontare il Summit sono il multilateralismo e il commercio basato nel rispetto delle regole. Si tratta di un tentativo di smarcarsi dalle dinamiche che hanno luogo in uno scenario mondiale dove le regole del gioco vengono calpestate da una crescente tendenza alla chiusura, al protezionismo e alla legge del più forte. Guerra dei dazi, sanzioni e l’acuirsi di confitti irrisolti ne sono l’esempio.
Ad annunciare questa linea è stato lo stesso Donald Tusk, presente a Nagasaki il 26 giugno, due giorni prima dell’inizio del summit. Dopo aver visitato Nagasaki e Hiroshima, recandosi al Museo della Bomba e al Memoriale della Pace rispettivamente, il Presidente del Consiglio europeo ha esortato i leader a svegliarsi prima che sia troppo tardi, dichiarando quanto segue:
Dopo aver pronunciato queste parole il 26 giugno a Nagasaki, il giorno successivo, Tusk ha incontrato il Primo Ministro Abe al quale ha sottolineato “sarà un G20 difficile” facendo menzione delle varie sfide globali da affrontare, quali la riforma del commercio internazionale, la rivoluzione digitali e le incertezze sul destino del Pianeta stesso.
Incrociandosi con la memoria della tragedia vissuta dalle due città, Tusk ha ribadito l’importanza, sia simbolica che reale, delle diverse testimonianze dei sopravvissuti alla tragedia, le quali gli sono state trasmesse in occasione di alcuni colloquio sostenuti durante la sua visita. Per il Presidente del Consiglio europeo, queste testimonianze potrebbero contribuire a rinnovare gli sforzi e i vincoli di cooperazione necessari alla preservazione della pace.
Così, le dichiarazioni di Tusk annunciano un attivismo poco comune da parte dell’Unione Europea. Si tratta di un insieme di messaggi, principi e linee guida che formano una linea politica al di fuori del coro generato da Washington, Pechino e Mosca.
A Osaka, mentre i lavori in corso, l’Europa – attraverso la voce di Tusk – sta assumendo il difficile tentativo di salvare quel che resta dell’ordine liberale. Nel frattempo, Trump e Putin si incontreranno per convergere sull’obsolescenza delle idee liberali e su altri discorsi revisionisti e, di sicuro, saranno d’accordo tutto tranne che sulla risoluzione di problemi che li vedono coinvolti in prima persona, come lo sono le sanzioni e i diversi conflitti irrisolti che li vedono diretta o indirettamente coinvolti, per non parlare del cambiamento climatico, discorso ormai lontano dalle loro agende.
Saranno pure passati 100 anni dal Trattato di Versailles e quasi 74 anni dal bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, ma ci si ritrova ancora oggi – al G20 di Osaka – a dover convincere gli altri sulla necessità di ordine multilaterale nel quale si rispettino le regole per evitare di incorrere in nuove tragedie.
Chissà se ci riusciranno, dato che, se analizziamo le condizioni in cui siamo arrivati a questo summit, i leader mondiali hanno ricreato uno scenario simile a quello del racconto biblico della Torre di Babele, nel quale ognuno parla il proprio linguaggio senza più poggiarsi su concetti, definizioni ne, tanto meno, valori condivisi.
A questo punto, nessuno sa come superare il presente stato di dispersione, anarchia e frammentazione che mettono in discussione il presente ordine mondiale di stampo liberale. Speriamo che i concetti di multilateralismo e commercio secondo il rispetto delle regole, i quali verranno presentati dall’UE, servano per creare nuovi punti di convergenza.