La superficialità continua ad uccidere. Quattro anni di carcere per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny accusato di omicidio colposo per la morte di due operai dello stabilimento Eternit di Cavagnolo, deceduti per mesotelioma pleurico dopo esposizione all’amianto.
Si è chiuso così, questa mattina, in tribunale a Torino, il processo di primo grado Eternit bis. La procura aveva chiesto 7 anni. “Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza ma certamente faremo appello perché va contro la giurisprudenza consolidata in materia di mesotelioma”, ha commentato il legale di Schmidheiny, Astolfo Di Amato.
Erano 258 inizialmente i decessi per i quali si era aperto il secondo filone dell’inchiesta denominata “Eternit bis”, ma nel corso del l’udienza preliminare il procedimento era stato frastagliato dato che l’accusa di omicidio volontario era stata derubricata dal giudice in omicidio colposo. Gli atti erano stati dunque inviati per competenza territoriale a Vercelli, Reggio Emilia e Napoli, mentre a Torino erano rimasti solamente due casi.
A Vercelli invece c’è la tranche più importante che riguarda la morte di 243 lavoratori dell’ex stabilimento di Casale Monferrato: qui il pm Gianfranco Colace, che ha chiesto e ottenuto di essere applicato, ha chiuso l’inchiesta nelle scorse settimane e ha contestato nuovamente a Schmidheiny l’accusa di omicidio volontario. Stessa accusa contestata anche a Napoli dove è iniziato il processo per le vittime dello stabilimento di Bagnoli davanti ai giudici della corte d’Assise.
Era la metà degli anni ’60 quando furono scoperte le prime prove di tossicità delle polveri di amianto rilasciate dall’Eternit. Nel frattempo, il materiale era stato utilizzato largamente in campo ferroviario avendo il fibrocemento sostituito le vecchie coperture in sughero dei vagoni a scopo ingnifugo. Si legò l’effetto delle polveri di amianto ad una particolare forma di carcinoma, il mesotelioma, oltre all’asbestosi, una malattia polmonare cronica.
L’aspetto peggiore del decorso clinico del cancro generato dall’amianto è l’incubazione estremamente lunga della neoplasia. Dalla prima formazione alla diagnosi possono passare anche 30 anni e la prognosi nella maggioranza dei casi è infausta. La prima causa civile contro la Eternit data 1981, dove fu accertata la pericolosità degli ambienti dello stabilimento Casalese. Per tutti gli anni ’80 si susseguirono le proteste e le manifestazioni per la chiusura e la bonifica conseguente dell’area dello stabilimento fino alla legge 257 del 1992 che mise al bando definitivamente l’utilizzo dell’amianto.
Da quell’anno partirono le opere di bonifica da Eternit dei siti pubblici e privati contaminati (il materiale era stato ampiamente usato in strutture come scuole e ospedali).