L’esercito siriano del presidente Bashar al-Assad, supportato militarmente dagli alleati russi, ha lanciato un’offensiva nel nord-ovest del paese, intenzionato a mettere fine una volta per tutte alla resistenza ribelle.
La provincia di Idlib, la parte settentrionale della provincia di Hama e la parte occidentale della provincia di Aleppo sono le ultime zone rilevanti rimaste sotto il controllo dell’eterogenea fazione ribelle che da oltre otto anni combatte il governo del presidente al-Assad.
Già lo scorso settembre il regime siriano aveva iniziato una campagna di bombardamenti aerei che doveva fungere da preliminare all’offensiva delle truppe di terra. Tale offensiva infine non ci fu, poiché Russia e Turchia giunsero a un accordo per la creazione di una zona di de-escalation demilitarizzata che dividesse le truppe governative da quelle ribelli. In poche parole, una zona cuscinetto.
Mentre la Russia è la protettrice del regime di al-Assad, la Turchia appoggia alcune fazioni ribelli presenti nel nord-ovest della Siria. Fedeli ad Ankara sono anche le milizie ribelli presenti nella provincia di Afrin, nel nord del paese, al confine con la Turchia. La presenza di milizie filo-turche in questa provincia ha lo scopo di fare da cuscinetto tra il vasto territorio occupato dai curdi nel nord-est e la Turchia.
Come già detto, la fazione ribelle che controlla Idlib e le aree circostanti del nord-ovest è parecchio eterogenea. I gruppi principali sono due: il jihadista Tahrir al-Sham, ultima incarnazione di al-Nusra, e il Fronte nazionale per la liberazione, nato dall’unione di vari gruppi armati, appoggiato dalla Turchia. Queste due fazioni sono in lotta tra loro per il controllo del territorio. Attualmente, il gruppo jihadista Tahrir al-Sham controlla la maggior parte del nord-ovest.
L’offensiva di al-Assad nel nord-ovest è iniziata lo scorso 30 aprile con una vasta campagna di bombardamenti che hanno colpito proprio la zona cuscinetto frutto dell’accordo russo-turco dello scorso settembre. I bombardamenti, eseguiti da russi e siriani con aerei, elicotteri, missili, artiglieria e mortai, hanno causato numerose vittime civili e colpito aree popolate, scuole e strutture sanitarie.
L’agenzia Reuters ha riportato che secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, tra il 30 aprile e il 7 maggio, i bombardamenti russo-siriani hanno causato 67 morti civili mentre tra i combattenti ribelli i morti sarebbero almeno 41. Le stime sul numero delle vittime variano e non bisogna quindi escludere che il bilancio sia ancora più sanguinoso.
Il terribile impatto della guerra sui civili non si misura però solo con il numero di vittime, cioè di morti e feriti. Il numero di sfollati è un altro utile indicatore che dà un’idea della scala di sofferenza che l’inerme popolazione civile è costretta a patire. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) una settimana di combattimenti (29 aprile – 6 maggio) ha causato più di 152 mila sfollati.
“Siamo allarmati dai rapporti che indicano attacchi aerei contro centri abitati e infrastrutture civili, risultanti in centinaia di morti e feriti civili” ha dichiarato David Swanson, funzionario dell’Ocha, all’agenzia France Presse. “Più di 152 mila donne, bambini e uomini risultano sfollati nei governatorati di Idlib e Aleppo in seguito ai combattimenti dell’ultima settimana” continua Swanson.
“Tra il 29 aprile e il 6 maggio, almeno dodici strutture sanitarie sono state colpite da bombardamenti aerei nella parte nord del governatorato di Hama e in quello di Idlib, danneggiando le infrastrutture sanitarie che fornivano servizi sanitari essenziali a oltre 100 mila persone” ha scritto l’Ocha in un comunicato.
Negli ultimi giorni è iniziata anche l’offensiva di terra delle forze di al-Assad mentre i bombardamenti non cessano. Le forze governative sono riuscite a conquistare alcuni centri abitati nella zona cuscinetto. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, truppe russe stanno partecipando all’offensiva terrestre.
Nello specifico, soldati russi, insieme a truppe dell’esercito siriano e paramilitari fedeli ad al-Assad, hanno conquistato il villaggio Kafr Nabudah, nella parte nord-occidentale della provincia di Hama. Sempre secondo l’Osservatorio, i russi avrebbero poi continuato a combattere per assicurarsi il controllo degli altri centri abitati della zona.