Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, attacca gli emendamenti presentati dal Mit al Decreto Sblocca-Cantieri qualificandoli indecenti. Il sindaco lagunare contesta questa iniziativa di cui la reputa confusa di cui non è stata condivisa condivisa con gli enti locali.
A dirla tutta, Brugnaro sostiene che questa manovra sia attuata da burocrati di palazzo, che con l’aiuto di qualche ‘manina’ locale ha partorito uno strafalcione, viziato da evidenti profili di incostituzionalità. Tra l’altro senza nemmeno consultare il comune di Venezia e la Regione Veneto sulla proposta dei testi normativi.
Ad accendere gli animi del sindaco di Venezia e il Presidente della Regione Veneto, Zaia, è la mancata autonomia delle competenze su tutte le acque lagunari, stabilita da una legge dello Stato. Una legge che, a detta del sindaco lagunare, non viene mai approvata da ben quattro anni. Il sindaco rincara la dose: “Tra le tante stupidaggini hanno anche inventato una nuova società di gestione del MOSE che, per finanziarsi, non fa altro che mettere le mani nelle tasche dei cittadini”.
Su questo argomento il sindaco di Venezia non avrebbe tanto torto, infatti il MOSE pare che venga pagato molteplici volte: come veneziani, come cittadini metropolitani, come veneti e come italiani. E’ pur vero che il Veneto non rientra nella tipologia di Regione autonoma ma in questo senso l’incursione del magistrato delle acque potrebbe essere incisiva.
Ad ogni modo, l’iniziativa prima politica e poi, qualora fosse necessario, anche giudiziaria, per contrapporsi a questi emendamenti, è solo un’ipotesi che si potrebbe prospettare qualora il Governo rimanga in stallo. Nel frattempo il MOSE rimane un’altro cantiere in “alto mare”.