C’è chi vive di slogan da continua campagna elettorale, chi non sa, o non vuole dare nessuna risposta ad una crisi, che ormai sembra non avere più fine. Ci troviamo di fronte (nessuno ne parla) a dei cambiamenti epocali: da una parte le trasformazioni sociali, dall’altra l’avvento indescrivibile dei robot, dell’intelligenza artificiale, che sta sostituendo l’uomo nel mondo del lavoro.
Rispetto al 2009, quando i disoccupati erano 1,9 milioni, si registra un incremento del 44,5%. Certo, osservando gli ultimi anni, con il record raggiunto nel 2014, quota 3,2 milioni di disoccupati, c’è chi guarda il bicchiere ‘mezzo pieno’. Ma andando ancora di qualche anno indietro ci si rende conto che il Paese è ancora in forte difficoltà.
I dati, contenuti nelle tabelle dell’Eurostat ed elaborati dall’AdnKronos, mostrano che rispetto al totale delle persone in cerca di lavoro all’interno dell’Ue a 28, che ammonta a 16,9 milioni di cittadini, la quota italiana è pari al 16,3%. Nel 2009, invece, i disoccupati in Europa erano 21,4 milioni di cui l’8,9% erano italiani. In meno di 10 anni la percentuale degli italiani disoccupati nel confronto con il dato continentale è aumentata di 7,4 punti percentuali.
I grafici mostrano che il dato peggiora anche rispetto alla popolazione complessiva residente in Italia; infatti nel 2009 risultava disoccupato il 4,2% del totale mentre, lo scorso anno, il dato è salito al 6,1%. In deciso aumento, ovviamente, è anche la percentuale di disoccupati rispetto alla popolazione ‘attiva’ che dal 7,7% è passato al 10,6%. L’Italia non è l’unica a trovarsi in una situazione peggiore rispetto al 2009.
Parliamoci chiaro, con l’avvento dei robot nel lavoro, quale sarà la prospettiva? Facciamo qualche esempio: i piccoli negozi con l’avvento dell’acquisto on line stanno scomparendo. (Secondo i dati Istat sulle vendite al dettaglio, il valore di quelle online ha registrato nel mese preso in esame un balzo del 17,5% rispetto a febbraio 2018).
Nell’agricoltura del futuro i droni controllano la maturazione e le malattie, se necessario spruzzano i pesticidi, i robot passano tra le file ed estirpano o polverizzano al laser le erbacce, altri robot con i loro occhi meccanici riconoscono i frutti maturi da cogliere. Tutti gli apparecchi che osservano e lavorano la terra nel contempo raccolgono dati e li trasmettono via internet alla sala controllo della fattoria.
Alla Harpers Adams University in Gran Bretagna l’anno scorso hanno coltivato un ettaro di orzo e quest’anno un ettaro di grano mentre il contadino doveva solo controllare. Poche settimane fa Poste Italiane ha presentato i droni, che consegneranno la posta. Secondo un rapporto presentato a Davos, nel 2016 nel meeting del World economic forum, entro il 2020 i robot si prenderanno 5 milioni di posti di lavoro prima occupati da altrettanti uomini in 15 Paesi del mondo.
In un articolo del 2016 de Il Fatto Quotidiano, viene sottolineato, che nel 2014, per esempio, sono stati venduti 230mila robot industriali con una crescita del 30% rispetto all’anno prima. E si prevede che sarà così anche per i prossimi anni. In Cina si registra la prima fabbrica “deumanizzata”, dove gli operai di un’azienda di componenti per cellulari sono passati da 650 a 20, seguendo un programma industriale dal nome quanto mai esplicito: “Robot replace human“. Gli esempi sono tanti.