Ai fini di verificare le condizioni reali in cui si trova la Popolazione venezuelana, reduce dall’emergenza umanitaria che colpisce l’intero Paese, è stata inviata una commissione dell’ONU nel territorio. Lo scopo della missione ufficiale è l’ottenimento dell’accesso da parte dell’Alta Commissionata Michelle Bachelet, la quale, durante un’eventuale visita al Paese dovrebbe avere una visione incensurata sul rispetto dei Diritti Umani nel Paese.
I lavori sono iniziati l’11 marzo in mezzo al blackout che ha destabilizzato la vita dell’intero Paese. I primi impegni presenti nell’agenda della commissione hanno consistito in un’insieme di incontri con delle associazioni e organizzazioni varie presenti nel territorio. La prima delle riunioni previste si è tenuta proprio l’11 marzo con i rappresentanti delle diverse agenzie delle Nazioni Unite le quali hanno il compito di introdurre, spiegare e chiarificare gli elementi chiave della situazione che la Commissione ONU dovrà affrontare. La prima riunione è stata di carattere riservato.
Immagine dell’interno del Carcere di Uribana, nel quale la Commissione ONU si è recata per ispezionare lo stato della struttura e dei prigionieri.
Nell’agenda stipulata dalla stessa commissione è previsto un incontro con i rappresentanti del Governo ad interim di Juan Guaidò e con alcuni portavoce di Nicolàs Maduro. Sono previste anche diverse riunioni con delle organizzazioni della Società Civile e con delle vittime di violazioni dei Diritti Umani nel Paese. Nel tentativo di preparare la visita dell’Alta commissionata, la Commissione ha fatto visita al Carcere di Uribana per controllare le precarie condizioni vissute dai prigionieri all’interno del centro di reclusione. Durante la visita, è stato impedito l’accesso ai giornalisti per evitare la ripresa di materiale audiovisivo che avrebbe svelato lo stato reale delle prigioni venezuelani. L’accesso ai giornalisti è stato impedito dai membri della ‘Guardia Nacional’ e a denunciare la censura è stato il Sindacato di Lavoratori della Stampa secondo i quali per ordini di Iris Varela (Min. di Assunti Penitenziari), presente nel luogo al momento dell’ispezione, sono vietate le riprese e le fotografie.
Lo stesso 17 Marzo, l’agenda della Commissione ONU prevedeva una visita all’Ospedale di Barquisimeto. I medici e impiegati dell’Ospedale, non appena sono stati informati della visita degli Agenti della Commissione, si sono radunati insieme a una folla di cittadini che protestavano di fronte alla sede dell’Ospedale Centrale Maria Pineda. La folla dei cittadini che assecondava i medici dell’Ospedale, ormai stanchi di veder morire i loro pazienti per mancanza di farmaci e attrezzature per poterli soccorrere, hanno esclamato in coro che “i soccorsi umanitari sono giusti e necessari”.
I militari, impegnati a ostacolare lo svolgimento delle proteste, non sono riusciti a impedire le denunce dei medici che, insieme ai residenti della zona, hanno denunciato come l’ospedale sia stato “truccato” poco prima dell’arrivo della Commissione ONU nel tentativo di nascondere la crisi che attraversano tutti gli ospedali del Paese, sottoposti alla carestia di circa l’88% dei farmaci. Durante il sit-in, alcuni medici dell’ospedale hanno denunciato come la Direttrice dell’Ospedale, Maria Garcia Lara, abbia cercato di isolarli all’interno della struttura per evitare ogni possibile contatto con i membri della commissione. Dall’altra parte, i militari insieme ai colectivos, ovvero gli squadristi di Maduro, hanno minacciato i giornalisti e i medici presenti nella manifestazione.
Sempre il 17 Marzo, la commissione ONU ha visitato la “Ciudad Hospitalaria Enrique Tejera” a Carabobo. Durante la visita, Ronnie Villasmil, medico e anche professore dell’Università di Carabobo, ha potuto parlare con gli agenti della Commissione procedendo a raccontare incensuratamente le difficoltà che i medici dell’Ospedale devono affrontare al momento di cercare di soccorrere i propri pazienti. Villasmil ha denunciato come la corruzione endemica dei funzionari dello Stato abbia finito per mettere in crisi l’intero sistema sanitari del Paese.
In quella stessa sera, oltre 20 funzionari del CICPC (Corpo d’Intelligenza Poliziesca) hanno fatto irruzione nella casa di Villasmil. Il medico appartenente all’ONG “Medicos Unidos por Venezuela” ha denunciato l’atto intimidatorio sul proprio account di Twitter, raccontando inoltre che i funzionari del CICPC avrebbero perquisito la sua casa senza alcun ordine giudiziario. Il medico ha confessato di essere fuggito dal territorio venezuelano dovendo abbandonare la casa nella quale abitava con sua madre.
Il giovane Villasmil ha denunciato la sproporzionalità applicata da un regime capace di inviare oltre 20 funzionari di polizia per catturare un singolo cittadino e perquisirne il domicilio. Dalle parole di Villasmil può leggersi la convinzione di chi comunque afferma che “il fatto di chiedere del rispetto alla dignità dei miei pazienti non è un reato, ma un dovere umano”.
Dagli eventi affrontati il 17 marzo dalla Commissione per i Diritti Umani dell’Onu, spuntano due elementi chiave: Il primo elemento da sottolineare è come il malcontento dei cittadini tende ad aggravarsi sempre di più senza contare su istituzioni che possano arginare il loro malessere sociale. A quanto pare, l’unica valvola di sfogo è diventata la strada e le proteste attraverso le quali i venezuelani cercano comunicare la loro richiesta univoca: condizioni tali da poter vivere umanamente; Il secondo elemento è l’attenzione suscitata da parte della Commissione ONU, vista dal regime di Maduro come un gruppo di ispettori da persuadere in qualsiasi modo e percepita dalla popolazione come una specie di vetrina attraverso la quale si possa denunciare la crisi aggirando la censura e la repressione.
Il 20 marzo invece, ad esprimersi è stata proprio l’Alta Commissionata Michelle Bachelet, la quale ha confermato la Presenza di una sua delegazione tecnica nel territorio venezuelano avvertendo che, per raggiungere l’esito positivo della propria missione, la delegazione deve avere un accesso senza ostacoli e senza rappresaglie nei confronti delle persone incontrate dai rappresentanti della commissione. L’Alta Commissionata, inoltre, ha presentato un Dossier speciale sui Diritto Umani alll’ONU nel quale la Commissione ha denunciato la violazione sistematica dei diritti fondamentali, gli abusi nei confronti della popolazione da parte delle autorità, oltre agli omicidi politici e alle torture. Michelle Bachelet ha fatto enfatizzato particolarmente il costante deterioramento del sistema sanitario del Paese sottolineando l’esistenza di correlazione diretta tra l’aggravarsi della crisi sanitaria e l’aumento dei tassi di mortalità materna e infantile. Le dichiarazioni dell’alta commissionata dell’ONU hanno rappresentato una svolta all’interno dell’organizzazione:
“Sono molto preoccupata per la gravità delle ripercussioni generate dalla crisi in corso sui Diritti umani. Essa costituisce un’inquietante fattore di destabilizzazione regionale (…) Le autorità si sono negate a riconoscere le dimensioni della crisi in materia di cure mediche, alimentazione e servizi primari. Le misure da loro applicate si sono rivelate insufficienti”.
Si tratta della prima volta che una Commissione incaricata dall’Onu riesce a verificare nel territorio la situazione attuale dell’emergenza umanitaria vissuta dalla popolazione venezuelana. Dall’altra parte, una delegazione in rappresentazione di Maduro ha risposto che “la situazione dei Diritti Umani nel Venezuela è stata distorta”. Un dettaglio che non potremmo lasciarci sfuggire è l’abbandono dell’Aula da parte delle delegazioni degli Stati che riconoscono Guaidò come Presidente legittimo nel momento in cui i rappresentanti di Maduro hanno preso la parola.
La relazione dell’Alta Commissionata per i Diritti Umani dell’ONU sono state assecondate dalla denuncia di Alirio Dugarte, tenente colonello dell’Aeronautica, il quale ha presentato all’Organizzazione degli Stati Americani del materiale audiovisivo nel quale vengono svelate alcune torture all’interno della sede del DGCIM (Dipartimento d’Intelligenza militare). Inoltre, il Tenente ha parlato dell’esistenza di centri di tortura all’interno di Fuerte Tiuna (Sede centrale dell’esercito), di cui soltanto le milizie cubane e i paramilitari di filomaduristi sarebbero a conoscenza. Questi ultimi sarebbero in possesso di credenziali dell’intelligenza militare pur senza farne parte.
All’interno del Paese, le immagini trasmesse nel Palazzo dell’OAS hanno subito l’interruzione delle telecomunicazioni in un palese atto di censura da parte dello Stato venezuelano. Non sono state censurate invece le parole dell’Alta Commissionata dell’ONU Michelle Bachelet, il cui discorso è stato trasmesso in diretta da VTV, rete della televisione nazionale venezuelana. Successivamente, le ritorsioni non si sono fatte aspettare: alle 2:00 del mattino, alcuni funzionari del SEBIN hanno fatto irruzione nella residenza dei parlamentari Sergio Vergara e Roberto Marrero. Dopo eseguire una perquisizione, i membri dell’Intelligence hanno proceduto all’arresto dei deputati.
Subito dopo, Juan Guaidò ha denunciato l’arresto dei parlamentari sottolineando che, nel caso di Roberto Marrero sarebbero state forgiate delle prove false al momento della perquisizione, nello specifico, due fucili e una granada. Il dettaglio più sconcertante è che, almeno Sette ore dopo l’arresto, nessuno sa dove si trovino i due parlamentari della Maggioranza.