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Moro, la persona prima di tutto

| 17 Marzo 2019 | IL FORMAT, POLITICA

“La persona prima di tutto.” – Moro, Aldo. 3/11/1941.

Uno dei padri della costituzione, un professore vicino agli studenti, un padre di famiglia. Questo era Aldo Moro, colui che durante le discussioni dell’Assemblea Costituente ebbe un dibattito con l’On. Calamandrei sull’importanza del concetto di persona al di sopra del termine cittadino. Per Moro, non poteva essere lo Stato a concedere dei diritti ai cittadini, esso poteva soltanto riconoscere i diritti già inerenti alla condizione della persona. Il suo ruolo è stato fondamentale nella definizione dei principi che sono alla base della carta costituzionale.

Seguendo il progetto di ricostruire il tessuto sociale italiano lacerato nel dopoguerra, mise in pratica una politica basata nel dibattito, nell’ascolto e nella concretizzazione dei valori di libertà, giustizia e solidarietà al servizio della persona. Così, ricoprì la carica di Ministro della Pubblica Istruzione (1957-1959) con il merito di aver introdotto l’educazione civica.

Si racconta che Moro aveva la capacità naturale di unire gli opposti. Attraverso una sensibile lettura degli eventi e dei mutamenti in corso, lo Statista aveva intuito l’urgente bisogno di riforme strutturali nel Paese. A suo avviso, le basi della democrazia andavano allargate progressivamente aprendo a un confronto progressivo con l’opposizione a sinistra.

Dopo essere alla guida dei diversi governi di centrosinistra (1963-68), Moro aveva visto oltre gli interessi del proprio partito, oltre la dicotomia DC e PCI e, infine, oltre l’immediato, per proporre l’allargamento delle basi democratiche in ciò che lui definì ‘un confronto aperto con il Partito Comunista’ destinato al superamento di uno stallo politico e sociale al quale era sottoposta l’intera penisola.  Si aprì così ai governi di Solidarietà Nazionale (1976-1978).

Aveva una disponibilità non comune al confronto con i giovani attraverso la ricerca un costante rinnovamento della Politica stessa. Quella strana volontà di revisionare uno status quo che ai tempi favoriva il suo stesso Partito ma danneggiava la società nonché il fatto di preferire il bene della società a quello del proprio partito, fecero di lui un uomo fuori del suo tempo.

Oggi, 16 Marzo, ricordiamo la strage che ebbe luogo 41 anni fa, alle ore 9, a Via Fani, quando un comando delle BR sequestrò lo Statista uccidendo Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Domenico Ricci e Oreste Leonardi.

Quel giorno iniziarono i 55 giorni che videro l’agonia dell’uomo dietro lo Statista.

Dalle ultime carte rivolte alla moglie Eleonora Chiavarelli si può percepire il tentativo di affrontare il più ingiusto sacrificio attraverso la fede. Leggendo la sua nostalgia per i momenti vissuti nel seno della famiglia, possiamo dire tranquillamente che la tristezza di Moro non era dovuta tanto alla perdita della propria vita quanto all’opportunità negata di rivedere, accarezzare e riabbracciare i propri cari.

Così, nell’ultima carta, Aldo Moro delegato questo compito alla moglie dicendo “Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca), Anna, Mario, il piccolo non nato, Agnese, Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto”.

Solo in questi momenti di sofferenza puramente umana si capisce quanto assurda può diventare la prassi politica se quest’ultima non viene posta al servizio della persona. E’ stato questo l’instancabile e faticoso tentativo di Moro di rivendicare il senso più profondo dell’azione politica nel più sincero servizio alla propria comunità.

Dagli studi dell’On. Gero Grassi può notarsi che l’antropologia politica di Moro è stata riconoscibile sin dalla sua prima lezione all’Università di Bari. Il 3 Novembre del ’41, nel contesto quegli anni ostili in cui nei muri delle diverse città era scritto “Vietato pensare!” e nei quali Mussolini disse, a proposito di Gramsci e Pertini (imprigionati nel Carcere di Turi, Prov. di Bari) “Spegnete quei cervelli!”, il giovane professore salutò la classe dicendo “la persona prima di tutto”.

Questa frase, detta all’esordio del professorato di Moro, ci illustra alla perfezione l’indirizzo del suo percorso docente, politico e umano.

TAG: 16 marzo, 1978, anni di piombo, Compromesso Storico, Moro, Prima Repubblica
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