Si è visto con gli esiti dell’ultimo Sanremo: i social funzionano grazie alla viralità di reazioni a catena incontrollabili, che non cercano l’incontro, ma solo lo scontro. Niente di più lontano da qualsiasi forma d’arte o manifestazione del pensiero, nate per la condivisione vera e inclusiva, non filtrata da algoritmi o logiche di mercato. Era così nelle corti dei sovrani illuminati, è stato così nei salotti ‘bene’ delle case ricche: scrittori, filosofi, artisti, professionisti, amici di famiglia, personale di servizio, si mischiavano, ascoltavano, origliavano, discutevano, talvolta iniziavano rivoluzioni, talaltre movimenti culturali.
Di fronte alla sbandierata libertà che il web avrebbe regalato alla società del futuro, quello che appare evidente è l’impoverimento dei messaggi affidati ai media digitali, e in generale lo svilimento dei rapporti umani che vi si consumano. Nei salotti romani, però, si inizia a registrare un fenomeno contrario: il tentativo cioè di tornare all’hic et nunc, alla performance unica e irripetibile, al momento magico che unisce performer e pubblico, e non solo idealmente ma anche fisicamente.
Succede che nello scicchissimo quartiere Parioli, qualcuno si è posto il problema e ha deciso di aprire casa sua al pubblico, organizzando incontri culturali con annesso momento gastronomico. Non è un’associazione culturale, non un centro di aggregazione di qualche tipo, ma proprio una casa privata, quella con la console all’ingresso con le foto dei bisnonni in bianco e nero, in posa come si usava una volta.
Monica Promontorio, hostess e anfitrione, ha recuperato il concetto di salotto culturale borghese, che di per sé non è una novità, ma lo ha innestato sul filone pop delle cene social, creando un nuovo format che ha voluto chiamare semplicemente A casa di Monica. “Nella mia casa già organizzavo eventi enogastronomici come tea-time, cocktail, brunch e riunioni di lavoro riservate con aperitivo o cena. – ci ha spiegato – Poi ho voluto anche appuntamenti mensili e settimanali che abbinino al cibo anche la cultura, come teatro e musica, presentazione di libri, conversazioni su tematiche culturali e di attualità invitando giornalisti e opinion-leader, tea-time con conversazioni in inglese, francese e tedesco per rinfrescare le lingue, in collaborazione con Liza Zinzi di Language Rome.”
Con cadenze mediamente bisettimanali, a casa di Monica si avvicendano autori e attori, che si esibiscono tra il pubblico, mischiandosi e chiamandolo a condividere il messaggio. Un contatto totale con la sala, non piu separati da quarte pareti o distanze piu o meno concettuali, che si fa esperienza comune.
È stato così nel caso di ‘Torno a casa, io’, pièce di Thomas Otto Zinzi che ha portato alla luce il viaggio tutto interiore di un padre anziano, che aveva perso la strada di casa, e un giovane poliziotto che grazie a questo incontro ritrova il suo ruolo di figlio; parole che si inscrivono negli sguardi scambiati con il vicino di divano e con gli stessi protagonisti, nello spazio condiviso. La performance di Zinzi ha inaugurato la ‘stagione’ se così si può chiamare, di A casa di Monica, che sta chiudendo in questi giorni la programmazione dei prossimi due mesi di attività, presto consultabili sul sito del progetto. In cartellone, canzone napoletana e folk, teatro e poesia, e tutto il bello (o no, ma si va anche per scoprirlo) cui merita dare espressione. E dopo, insieme, quando l’illusione scenica si spegne, si accendono le coscienze e si continua a parlare, ad approfondire se si vuole, insieme ai performer, con un aperitivo che prelude alla cena.
Che è parte integrante del progetto, il momento di leggerezza, la coccola consapevole, che nasce da una tradizione gastronomica di famiglia: “Nei cibi di casa la duplice anima mediterranea e romagnola da parte di mio padre si è sempre sposata con quella romana e piemontese da parte di mia madre. – racconta Monica – Ho anche viaggiato molto in tutto il mondo per lavoro e così sono venuta a contatto con tradizioni e culture di tantissimi Paesi che si esprimono anche attraverso il loro modo di ospitare e accogliere. Ho avuto la possibilità di apprezzare e conoscere specialità e sapori e, come conseguenza, di sperimentare con abbinamenti e contaminazioni”.
Cucina lei, per la maggior parte, coadiuvata dai ragazzi dell’istituto alberghiero Pellegrino Artusi, bellissimi nel loro entusiasmo, perfetti e professionali, sia in cucina che in sala.
I menu cambiano sempre, nel tentativo di prolungare il piu possibile la magia: “Tra gli appuntamenti che aspetto con piu trepidazione c’è il recital di canzoni napoletane con letture di poesie di Eduardo – sorride – e vorrei che anche i sapori ricordassero quella meravigliosa città che è Napoli”.
È indispensabile la prenotazione, perché A casa di Monica può ospitare 60 persone per ogni evento, ma il prezzo è decisamente popolare, 35 euro a persona per lo spettacolo e la cena, abbondante, servita a buffet, che include vini in abbinamento, mentre conversazione e nuove amicizie le offre la casa, e i cellulari, per incanto, spariscono dai tavoli.
Per informazioni: A casa di monica, oppure a casadimonicaroma@gmail.com