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Francia, un rapporto complicato tra il centro e la periferia

| 14 Febbraio 2019 | ESTERI

Con uno Stato Sociale che fa da modello nell’Europa continentale, la Francia si è spesso autoconsiderata una sorta di arcipielago di Diritti Sociali. In un intreccio tra realtà e percezione, questo sistema di Previdenza sociale ha rappresentato un’avanguardia nelle diverse forme di tutela dell’integrità fisica della persona. Il problema si pone nell’assuefazione di una parte sempre più consistente della popolazione a un sistema sempre meno sostenibile e bisognoso di riforme.

Le sfide perse dallo Stato.

La presente struttura dello Stato Sociale francese è stata continuamente messa in discussione negli ultimi tempi. Il progressivo ridimensionamento e depotenziamento degli Stati nazione è soltanto uno dei fattori che induce a domandarsi per quante generazioni sarà ancora sostenibile un modello di previdenza che continua ad andare avanti facendo i conti con la progressiva diminuzione delle contribuzioni, ovvero, con la sempre più bassa capacità dei francesi di contribuire con il mantenimento di un ingombrante sistema di previdenza sociale.

Il ritirarsi dello Stato da alcuni aspetti della vita dei cittadini oltre al moltiplicarsi delle sfide globali, tra cui il terrorismo che ha colpito specialmente la Francia dal 2015 ai nostri giorni, offrono l’immagine di uno Stato con le mani e i piedi legati, poco reattivo e incapace di rispondere in maniera efficace sia alle necessità dei propri cittadini, sia alla sfida rappresentata dal terrorismo internazionale di matrice islamica, quest’ultima ha lasciato una ferita ancora aperta nel Paese.

Il Centro vs. la Periferia.

Inoltre, negli ultimi decenni, la sempre più elevata concentrazione della popolazione nelle periferie ha finito per creare una massa sempre più minacciosa di individui emarginati, sottoposti al disagio e all’insufficienza delle istituzioni dello Stato che fanno fatica ad arrivare laddove le loro necessità iniziano. Di fronte a uno Stato in pieno ridimensionamento, si pone la sfida di una quantità sempre più alta di cittadini concentrati nelle periferie che non si sentono rappresentati né dalle istituzioni, né dai sindacati, né tanto meno dai vecchi o nuovi partiti politici.

La frattura evidenziata tra il centro e la periferia francese merita un’attenzione approfondita, dato che essa è una delle ragioni della profonda crisi di rappresentatività che colpisce l’intero sistema politico francese. Uno dei motivi di questa frattura è l’indiscutibile carattere centralizzato dello Stato franese, le cui istituzioni non sono riuscite a riformarsi per penetrare in modo capillare nel continuo inurbamento di una popolazione che tende a concentrarsi nelle periferie per crearsi uno spazio che, sebbene prima non esistesse né rientrasse nei calcoli dello Stato, esso diventa reale dal momento in cui sempre più persone ci vivono fino a costituire un tessuto sociale.

In altre parole, stiamo parlando di uno Stato centralizzato ma che cresce verso le periferie e non conta su un governo solido e capace di prendere in mano la realtà. Questa contraddizione crea sempre un maggior distacco nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni dello Stato che non riescono ad andare a pari passo con i mutamenti sociali in corso.

Permesso che le speranze iniziali suscitate dal governo di Macron possano associarsi con le promesse riformatrici della sua campagna elettorale, l’amministrazione dell’attuale Presidente si è schiantata contro il muro di una realtà nella quale i francesi, pur consapevoli del bisogno di riforme nel Paese, impongono una strenua resistenza quando esse rischiano di compromettere certi diritti acquisiti. D’altronde, mantenere in piedi il presente Stato sociale corrisponderebbe al suo allargamento verso i settori più emarginati ma con una minor supporto da parte dei contribuenti.

In questo rapporto complicato tra lo Stato e i cittadini, il dilemma principale sembra essere quello di trovare il metodo per riformare le istituzioni dello Stato, garantendo sicurezza e benessere entro i limiti delle sue possibilità reali senza andare ad intaccare i diritti e le libertà fondamentali caratteristici di ogni sana democrazia. Del resto, non si può essere ottimisti per ciò che riguarda la percezione attuale di una parte consistente della popolazione di fronte all’innegabile realtà, e cioè, del ridimensionamento dello Stato e delle sue capacità di copertura.

TAG: Bruxelles, commissione europea, Europa, europarlamentarie2019, europarlamento
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