Protestano tutti. Dai poveri ai meno poveri, dai civili ai militari. Il malessere sociale prodotto dalla crisi economica è trasversale e finisce per esplode sia nelle strade che nelle caserme militari. Per Maduro, la notte del 21 gennaio verrà ricordata come una delle più lunghe del proprio mandato. Ad un tratto si sono verificate delle proteste simultanee in diverse località di Caracas e la repressione militare non è bastata a contenere le manifestazioni.
Da quando Maduro si è insediato fuori dal protocollo previsto dalla costituzione, ha fatto traboccare l’ultima goccia di un bicchiere ormai debordato. Sono rimasti in pochi a giustificare i continui soprusi da parte dell’erede di Chavez nei confronti di ciò che resta delle istituzioni. Approfittando l’indifferenza della maggior parte di un Popolo piuttosto impegnato a sopravvivere anziché seguire le assurde vicende politiche del Venezuela, Maduro è riuscito in meno di due anni a sovvertire le istituzioni che ponevano un freno al suo predecessore.
Dall’annullamento di ogni atto del Parlamento attraverso una Magistratura controllata dai vertici del Partito fino al colpo finale attraverso la convocazione di un’assemblea costituente monocolore, il cui obiettivo è quello di mantenere sospeso l’esercizio regolare dei Poteri dello Stato per spianare il terreno alle decisioni di Maduro, il Paese ha subito la demolizione dei suoi ultimi apparati democratici.
Nel frattempo, la situazione si è aggravata fino al punto di spingere sempre più venezuelani alla fuga. Una crisi economica all’infinito che ha polverizzato la valuta locale di fronte all’iperinflazione, la mancata liberalizzazione dell’economia da parte di uno Stato che non ammette la propria sconfitta soltanto per mantenere il controllo assoluto delle risorse che gli permettono di garantirsi la fedeltà dei propri funzionari corrotti sono alcuni dei fattori che hanno portato l’economia venezuelana alla rovina. In risposta, i portavoci di Maduro continuano a segnalare gli USA, l’FMI e chissà quale altro mulino di vento come i colpevoli del proprio fallimento.
E’ per questi motivi, in linea di massima, oltre alla criminalità e all’elevato indice di violenza in un Paese dove la vita vale meno di Zero, che i venezuelani tornano nelle strade, un anno dopo l’altro, per manifestare il proprio malcontento. Nelle loro manifestazioni non si sente più parlare di ideologie né di fazioni politiche, ne si rivendicano più i Diritti umani che latitano ormai da qualche anno, ma si lotta per l’unica cosa possibile: la sopravvivenza.