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Un’altra Dottoressa aggredita

| 5 Dicembre 2018 | ATTUALITÀ

Un altro medico è stato aggredito. Condizioni di lavoro difficili, zero assistenza e nessun provvedimento. Prosegue l’inferno dei medici, anche alla luce degli ennesimi episodi di violenza riportati dalle cronache e dai quotidiani. Proprio ieri una dottoressa dell’ospedale civile “San Giovanni di Dio” di Crotone è stata aggredita e ferita, mentre stava lasciando il presidio al termine del turno di lavoro, da un uomo con il volto coperto che l’ha colpita al collo con un cacciavite. Il medico, che presta servizio nel reparto di Medicina, è stata ricoverata nello stesso ospedale in codice rosso, ma non sarebbe in pericolo di vita. Secondo quanto é emerso dalle prime indagini, sembra che l’aggressore accusasse la dottoressa per la morte di una congiunta.

In Italia, stando a un’indagine della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), presentata qualche giorno fa, più del 56% di chi ha subito violenza ritiene che l’aggressione poteva essere prevista. Tuttavia il 78% degli intervistati non sa se esistano procedure aziendali per prevenire o gestire gli atti di violenza. Consulcesi & Partners, il network legale che tutela i diritti degli operatori sanitari, era intervenuto per rendere nota una sentenza della Cassazione, la 14556/17, sul caso di un infermiere aggredito mentre prestava servizio al Pronto soccorso. Il lavoratore aveva chiesto la condanna del datore di lavoro al risarcimento del danno biologico, morale e professionale e i supremi giudici hanno sancito che proprio al datore di lavoro spetta “l’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, ovvero di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi dell’evento medesimo”. “Al fianco delle iniziative penali e civili, che di regola vedono imputato solo l’aggressore – spiega Consulcesi & Partners – la giurisprudenza ha delineato quindi la possibilità di individuare una responsabilità concreta proprio a carico del datore di lavoro pubblico o privato che, non garantendo l’incolumità del lavoratore, concorre a generare situazioni che agevolano fenomeni di aggressione da parte di pazienti o dei loro familiari”. “È evidente che la società sta peggiorando tra povertà e disagio sociale – aveva già sottolineato ad aprile, Maria Corongiu, Segretario Regionale Fimmg Lazio – allora dobbiamo pensare ancora di più a non lasciare soli i medici durante le visite a domicilio soprattutto di notte. Il mio pensiero va anche purtroppo agli ospedali, dove non si contano atti vandalici e aggressioni al personale che lavora anch’esso in condizioni proibitive. Credo necessario che le Istituzioni, e in questo ci fa piacere l’intervento del Ministro Lorenzin, si facciano carico del problema e difendano i loro Medici”. “La videosorveglianza nelle postazioni, sistemi di sicurezza, quali porte blindate, grate, corsi di difesa personale, sistemi di emergenza, controllo dopo massimo mezzora da parte della Centrale per verificare le condizioni del medico, tutela del decoro e della dignità professionale, sono misure che debbono essere prese se si vuole mantenere il Servizio – ancora Maria Corongiu – anche perché un ambiente degradato, con finestre e vetri rotti, mobili impilati di scarto, strutture fatiscenti, topi e scarafaggi, rubinetti che perdono senza che nessuno li aggiusti, costituiscono un sottinteso invito per alcuni soggetti ad aggiungere degrado.”

Ora gli eventi numerosi in Italia, circa 3.000 l’anno, costringono a prendere provvedimenti immediati per tutelare i Medici e gli operatori sanitari tutti da violenze e aggressioni per motivi di cui nessun medico o infermiere può essere responsabile e che in larga parte sono dovuti ai tagli sulla spesa sanitaria con depauperamento di organico, tagli ai posti letto, PS vissuti come gironi dell’inferno dove Medici ed operatori sono lasciati soli a reggere l’ingestibile, senza nessun riconoscimento neanche morale. Quella di ieri è la seconda grave aggressione compiuta a medici in servizio nell’ospedale civile di Crotone nell’arco di quattro mesi. Nella notte tra il 3 ed il 4 agosto scorsi, infatti, un medico anestesista venne picchiato selvaggiamente con calci, pugni dai congiunti di un ragazzo di Rosarno ricoverato nel reparto di rianimazione. Il medico avrebbe voluto soltanto che i familiari potessero dare l’ultimo saluto ad un ragazzo malato che stava morendo. Una cortesia ed un’attenzione che vennero però “ricambiate” con un’aggressione ai danni del medico.

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