Stavolta il Movimento Cinque Stelle fa parlare di sé per alcune pubblicazioni recenti. Come quelle apparse sul blog pentastellato: il blog a 5 stelle ha stilato un elenco degli editori e dei giornalisti che ricadrebbero tra i buoni ed i cattivi.
No, non stiamo parlando di Dragon Ball, del Re Leone oppure della canzone di Vasco Rossi. La notizia del “listone” stilato dai pentastellati sta facendo il giro di tutta Italia.
Non è sufficiente, quindi, comandare un esecutivo per aver buon senso nelle dichiarazioni che si fanno. O perlomeno, non è necessario avere buon senso nelle dichiarazioni fatte, se si è capi dell’esecutivo di un paese.
La lista dei buoni e dei cattivi è un po’ una risposta alle polemiche che si sono accese in questi giorni dopo i duri attacchi di Luigi Di Maio (Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dello Sviluppo Economico) e di Di Battista.
Polemica azzerata in partenza, dopo un giorno di incendi mediatici, manifestazioni e flash mob, dallo stesso Di Maio, che ha chiarificato il concetto del giusto compenso giornalistico ribadendo, per l’ennesima volta, quanto in Italia ancora oggigiorno esistano giornalisti sottopagati.
Tutto questo mentre in molte piazze d’Italia i giornalisti manifestano proprio contro quelle parole astiose e di censura paventate dallo stesso Movimento Cinque Stelle.
La lista dei giornalisti e degli editori, buoni e cattivi, uscita proprio qualche decina di ore fa, proviene da fonti certe. Leggi la lista dei giornalisti cattivi, ovvero i “5 giornali italiani con i conflitti di interesse grossi come una casa, ma su cui tutti fanno finta di nulla“, cfr: il blog delle stelle.
Tuttavia [ipse dixit], tra questi giornalisti ed editori spinosi, ce ne sarebbero altrettanti che si salverebbero: i cosiddetti giornalisti buoni, secondo Di Battista.
Leggi la dichiarazione social di Di Battista sui giornalisti buoni
Tra i giornalisti buoni si trovano nomi come Milena Gabanelli, che tutti voi ricorderete come la conduttrice televisiva di Report, il programma che andava e che va in onda su Rai 3; oppure lo stesso Marco Travaglio, noto ne “Il Fatto Quotidiano”, le cui ultime intenzioni di voto andavano a favore dello stesso Movimento Cinque Stelle.
Il metro di giudizio pentastellato sarebbe, a conti fatti, la presenza o meno, nelle redazioni e nelle capitanerie dei giornali italiani più famosi, di elementi e soggetti asserviti ed assoggettati da un grande conflitto di interessi. Si ripete, in sostanza, quell’odio emanato qualche anno fa nei confronti del presidente onnipotente, proprietario di aziende e mezzi di informazione in tutta Italia.
A detta dei pentastellati, quindi, un soggetto, già editore di un giornale, qualora esercitasse anche ulteriori attività professionali, sarebbe profondamente inficiato in loschi traffici e in ambigui conflitti di interesse; questi ultimi danneggerebbero in modo implacabile la libertà di informazione in Italia, quella stessa libertà che un lettore attento ed accurato si aspetta dal suo editore e dal suo quotidiano di fiducia.