
Oltre al libro, al Salvimaio Andrea Scanzi dedica anche un godibile monologo teatrale nel quale ripercorre le tappe dell’ascesa del M5S e si sofferma sulla “cifra identitaria” del leader del Carroccio. L’analisi lucida e impietosa coglie i tratti marcanti delle personalità dei due leader e alterna le modalità di ironia bonaria e satira feroce, offrendo spaccati rivelatori. Di Maio “trattiene e macera, ma poi esplode ed esulta troppo presto” lasciandosi andare ad affermazioni come “Aboliremo la povertà”. Salvini, spauracchio della democrazia nella percezione dei suoi detrattori, è una “straordinaria fucina di satira” di cui Scanzi non riesce ad avere paura, nonostante “la sua straordinaria capacità di pronunciare in modo disarmante parole terribili”, ad esempio sull’immigrazione o la legittima difesa.
Il Salvimaio è un’unione naturale posticcia, che unisce due uomini espressione di forze politiche eterogenee e scarsamente conciliabili, che fino a pochi mesi fa pensavano tutt’altro che bene l’uno dell’altro.
Intorno al Salvimaio si muove un mondo politico rutilante, variegato e pieno di contraddizioni. Scanzi non risparmia nessuno: dal Sottosegretario ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni, che appena insediata ha candidamente ammesso di “non leggere un libro da tre anni” a Danilo Toninelli, “un eroe contemporaneo che vuole per Genova un ponte nuovo dove far giocare i bambini e una rosticceria all’interno di ogni stazioni ferroviaria”. Non manca una frecciata all’ “immunologa” Vice Presidente del Senato Paola Taverna, che sul delicato tema dei vaccini ha dichiarato: “quand’ero piccola, che c’avevo poco a poco un cugino che c’aveva una malattia esantematica facevamo la processione a casa di mi cugino, perché così la zia se sgrugnava tutti e sette i nipoti, così tutti e sette i nipoti c’avevano la patologia e se l’erano levata dalle palle. Funzionava così la vita mia. Dopo cinquant’anni mo’ abbiamo scoperto che se deve esse immuni da tutto e vabbè. Ma posso almeno decidere io come lo posso immunizzà?”
Scanzi ritiene che all’interno dell’esecutivo Conte vi siano dei ministri “rivoluzionari, barricaderi, di rottura” come Lezzi, Costa, Trenta e Bonafede”. Di quest’ultimo, presente nella platea del Teatro Vittoria a Roma il 22 ottobre, il giornalista de Il Fatto Quotidiano apprezza le iniziative intraprese per una riforma della giustizia: «Se la sinistra avesse avuto il coraggio di fare lei questa riforma, oggi Grillo farebbe ancora il comico ».
Accanto ai ministri rivoluzionari vi sono quelli che Scanzi definisce “mostri” : ad esempio il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti Armando Siri, che ha patteggiato una condanna per bancarotta fraudolenta in seguito al crac di MediaItali. O Enrico Esposito, vice capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico, che si è distinto per tweet non proprio edificanti. E su tutti questi “mostri” svetta il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, le cui posizioni sono secondo Scanzi, « retrograde e repellenti ».
La carrellata comprende anche ministri « rassicuranti », indicati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per tranquillizzare gli animi turbati dalla deriva populista rappresentata dal Salvimaio : Tria e Moavero. Una presenza, quest’ultima, quasi surreale secondo Scanzi, dato che Moavero faceva parte dei governi Monti e Letta, tra i più detestati dal Salvimaio.
Se per tutte le contraddizioni interne il Salvimaio solleva dubbi o sconcerto, ancora più grave secondo Scanzi è la realtà delle opposizioni. E qui la satira si fa feroce.
L’opposizione di centrodestra è rappresentata dalla Meloni, che sarebbe entrata volentieri nel governo Conte se non avesse messo un veto Di Maio, e da Forza Italia, il cui nuovo leader è Tajani, che « nel ’68, quando tutti volevano fare la rivoluzione, era leader dei Monarchici ».
L’opposizione di centrosinistra, ostaggio di Renzi « che ha devastato il PD e lo ha trascinato in un vortice profondamente masochista», esiste solo sui social.
Sotto i riflettori passano tutti i candidati alla guida del centrosinistra : Zingaretti, « che fa l’effetto di un film di Muccino : cosa mi volevi dire ? ». Emiliano, che « vorrebbe parlare con il M5S, ma il M5S non vuole parlare con lui ». Cuperlo, vittima della sua « totale assenza di carisma ». Minniti, « uno dei più grandi individualisti della storia, che è pochissimo di sinistra ». Richetti, un « vorrei ma non posso : dicci cosa vuoi fare da grande ». Boldrini, « antipatica con effetto respingente ». Orfini, che non vuole fare il Congresso del partito « per non litigare ». Calenda, « un incrocio tra un Barca meno preparato e un Renzi meno antipatico, interpretato da un Renato Pozzetto con l’accento romano ». Martina, « che se Don Abbondio l’avesse conosciuto si sarebbe sentito Chuck Norris ».
Ma se l’opposizione non la fa né la destra né la sinistra, chi la fa ? In qualche modo secondo Scanzi la fanno il Presidente Mattarella e il Presidente della Camera Roberto Fico. L’ennesimo paradosso di un governo che si fa opposizione da solo. Oltre a loro, l’opposizione la fanno gli esponenti del mondo dell’informazione, « gli anticorpi del sistema » : giornalisti “vigili, arrabbiati e cattivi” come Saviano, Zucconi, Floris, ai quali Scanzi chiede a bruciapelo : « Ma voi, fino a sei-sette mesi fa, dove stavate ?! Gli stessi che cercano risposte a tutto quello che non va in Monti o nella Fornero, « un po’ come portare un figlio con la tonsillite a farsi curare da Erode ».
Gli italiani hanno scelto Salvimaio perchè peggio degli altri non potevano fare. Sono gli stessi che oggi, nello smarrimento indotto dallo spread oltre quota 300 e le tensioni con l’Unione Europea, si chiedono cosa fare, cosa sperare e di chi si possano fidare. Per loro, un paio di risposte possibili secondo Scanzi ci sono.
La strada l’hanno indicata Indro Montanelli e Robin Williams : bisogna da una parte vincere l’unica battaglia che si puo’ vincere, quella contro lo specchio, mantenendo alta la propria dignità, e dall’altra conservare un pizzico di follia che custodisce la nostra vita e ci fa coltivare anche utopie che ci consentiranno di essere orgogliosi di cio’ che siamo e di cio’ che saremo.
I veri cani da guardia del sistema siamo noi, ognuno di noi. Per questo, ha detto a IlFormat Marco Travaglio, al Teatro Vittoria ad applaudire Andrea Scanzi, « i cittadini non devono stancarsi di far sentire la propria voce, informandosi e partecipando attivamente alla vita politica. La prossima occasione in cui potranno farlo in modo forte e chiaro sono le elezioni europee a maggio 2019 ».