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I cani da guardia del Salvimaio siamo noi

| 23 Ottobre 2018 | CULTURA, POLITICA
Dopo aver cercato le analogie tra Renzi e Berlusconi, Andrea Scanzi ci intrattiene con le differenze tra Salvini e Di Maio. In questo senso, il titolo “Salvimaio” del nuovo libro del giornalista è fuorviante: sono pochi gli elementi comuni tra il leader della Lega e quello del Movimento 5 Stelle, tranne il fatto di essere insieme alla guida del sessantacinquesimo esecutivo della Repubblica Italiana.

Oltre al libro, al Salvimaio Andrea Scanzi dedica anche un godibile monologo teatrale nel quale ripercorre le tappe dell’ascesa del M5S e si sofferma sulla “cifra identitaria” del leader del Carroccio. L’analisi lucida e impietosa coglie i tratti marcanti delle personalità dei due leader e alterna le modalità di ironia bonaria e satira feroce, offrendo spaccati rivelatori. Di Maio “trattiene e macera, ma poi esplode ed esulta troppo presto” lasciandosi andare ad affermazioni come “Aboliremo la povertà”. Salvini, spauracchio della democrazia nella percezione dei suoi detrattori, è una “straordinaria fucina di satira” di cui Scanzi non riesce ad avere paura, nonostante “la sua straordinaria capacità di pronunciare in modo disarmante parole terribili”, ad esempio sull’immigrazione o la legittima difesa.

Il Salvimaio è un’unione naturale posticcia, che unisce due uomini espressione di forze politiche eterogenee e scarsamente conciliabili, che fino a pochi mesi fa pensavano tutt’altro che bene l’uno dell’altro.

Intorno al Salvimaio si muove un mondo politico rutilante, variegato e pieno di contraddizioni. Scanzi non risparmia nessuno: dal Sottosegretario ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni, che appena insediata ha candidamente ammesso di “non leggere un libro da tre anni” a Danilo Toninelli, “un eroe contemporaneo che vuole per Genova un ponte nuovo dove far giocare i bambini e una rosticceria all’interno di ogni stazioni ferroviaria”. Non manca una frecciata all’ “immunologa” Vice Presidente del Senato Paola Taverna, che sul delicato tema dei vaccini ha dichiarato: “quand’ero piccola, che c’avevo poco a poco un cugino che c’aveva una malattia esantematica facevamo la processione a casa di mi cugino, perché così la zia se sgrugnava tutti e sette i nipoti, così tutti e sette i nipoti c’avevano la patologia e se l’erano levata dalle palleFunzionava così la vita mia. Dopo cinquant’anni mo’ abbiamo scoperto che se deve esse immuni da tutto e vabbè. Ma posso almeno decidere io come lo posso immunizzà?”

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Scanzi ritiene che all’interno dell’esecutivo Conte vi siano dei ministri “rivoluzionari, barricaderi, di rottura” come Lezzi, Costa, Trenta e Bonafede”. Di quest’ultimo, presente nella platea del Teatro Vittoria a Roma il 22 ottobre, il giornalista de Il Fatto Quotidiano apprezza le iniziative intraprese per una riforma della giustizia: «Se la sinistra avesse avuto il coraggio di fare lei questa riforma, oggi Grillo farebbe ancora il comico ».

Accanto ai ministri rivoluzionari vi sono quelli che Scanzi definisce “mostri” : ad esempio il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti Armando Siri, che ha patteggiato una condanna per bancarotta fraudolenta in seguito al crac di MediaItali. O Enrico Esposito, vice capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico, che si è distinto per tweet non proprio edificanti. E su tutti questi “mostri” svetta il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, le cui posizioni sono secondo Scanzi, « retrograde e repellenti ».

La carrellata comprende anche ministri « rassicuranti », indicati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per tranquillizzare gli animi turbati dalla deriva populista rappresentata dal Salvimaio : Tria e Moavero. Una presenza, quest’ultima, quasi surreale secondo Scanzi, dato che Moavero faceva parte dei governi Monti e Letta, tra i più detestati dal Salvimaio.    

Se per tutte le contraddizioni interne il Salvimaio solleva dubbi o sconcerto, ancora più grave secondo Scanzi è la realtà delle opposizioni. E qui la satira si fa feroce.

L’opposizione di centrodestra è rappresentata dalla Meloni, che sarebbe entrata volentieri nel governo Conte se non avesse messo un veto Di Maio, e da Forza Italia, il cui nuovo leader è Tajani, che « nel ’68, quando tutti volevano fare la rivoluzione, era leader dei Monarchici ».  

L’opposizione di centrosinistra, ostaggio di Renzi « che ha devastato il PD e lo ha trascinato in un vortice profondamente masochista», esiste solo sui social.

Sotto i riflettori passano tutti i candidati alla guida del centrosinistra : Zingaretti, « che fa l’effetto di un film di Muccino : cosa mi volevi dire ? ». Emiliano, che « vorrebbe parlare con il M5S, ma il M5S non vuole parlare con lui ». Cuperlo, vittima della sua « totale assenza di carisma ». Minniti, « uno dei più grandi individualisti della storia, che è pochissimo di sinistra ». Richetti, un « vorrei ma non posso : dicci cosa vuoi fare da grande ». Boldrini, « antipatica  con effetto respingente ».  Orfini, che non vuole fare il Congresso del partito « per non litigare ». Calenda, « un incrocio tra un Barca meno preparato e un Renzi meno antipatico, interpretato da un Renato Pozzetto con l’accento romano ». Martina, « che se Don Abbondio l’avesse conosciuto si sarebbe sentito Chuck Norris ».

Ma se l’opposizione non la fa né la destra né la sinistra, chi la fa ? In qualche modo secondo Scanzi la fanno il Presidente Mattarella e il Presidente della Camera Roberto Fico. L’ennesimo paradosso di un governo che si fa opposizione da solo. Oltre a loro, l’opposizione la fanno gli esponenti del mondo dell’informazione, « gli anticorpi del sistema » : giornalisti “vigili, arrabbiati e cattivi” come Saviano, Zucconi, Floris, ai quali Scanzi chiede a bruciapelo : « Ma voi, fino a sei-sette mesi fa, dove stavate ?!  Gli stessi che cercano risposte a tutto quello che non va in Monti o nella Fornero, « un po’ come portare un figlio con la tonsillite a farsi curare da Erode ».

Gli italiani hanno scelto Salvimaio perchè peggio degli altri non potevano fare. Sono gli stessi che oggi, nello smarrimento indotto dallo spread oltre quota 300 e le tensioni con l’Unione Europea, si chiedono cosa fare, cosa sperare e  di chi si possano fidare. Per loro, un paio di risposte possibili secondo Scanzi ci sono.

La strada l’hanno indicata Indro Montanelli e Robin Williams : bisogna da una parte vincere l’unica battaglia che si puo’ vincere, quella contro lo specchio, mantenendo alta la propria dignità, e dall’altra conservare un pizzico di follia che custodisce la nostra vita e ci fa coltivare anche utopie che ci consentiranno di essere orgogliosi di cio’ che siamo e di cio’ che saremo.

I veri cani da guardia del sistema siamo noi, ognuno di noi. Per questo, ha detto a IlFormat Marco Travaglio, al Teatro Vittoria ad applaudire Andrea Scanzi, « i cittadini non devono stancarsi di far sentire la propria voce, informandosi e partecipando attivamente alla vita politica. La prossima occasione in cui potranno farlo in modo forte e chiaro sono le elezioni europee a maggio 2019 ».     

 

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