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Polonia, la nuova Germania?

| 15 Ottobre 2018 | ECONOMIA, ESTERI

La Polonia fu la prima, fra tutti gli Stati satellite del patto di Varsavia, a convertirsi in economia di mercato: il successo della Polonia e delle sue politiche economiche “euromorfe” sono ormai date, così come lo è la sua crescita lenta ma costante da oltre 25 anni.

Ed è proprio la Polonia che durante la crisi del 2008, a differenza dell’Italia, nonostante regga per il 40% del PIL sull’export, accusò pochissimo il colpo della crisi.

Piazzata fra Parigi e Mosca e a lungo spartita fra Russia e Germania, nonché patria di emigranti (solo a Chicago se ne contano 2 milioni) oggi la Polonia sta alternado gli equilibri interni al continente.

Leggi cosa sta avvenendo in Germania col riarmo della Bundeswehr: http://ilformat.wwwnl1-ss17.a2hosted.com/bundeswehr-la-germania-si-riarma/

Come hanno fatto e cosa comporterà?

Come hanno fatto? Shock Therapy e Lunar economy.
Dal collasso dell’Unione Sovietica, la Polonia rase al suolo ogni residuo dell’apparato industriale ed economico sovietico, instaurando (Lunar economy) un fiscalissimo regime liberale altamente centralizzato, che incurante della realtà post-comunista del paese impose la linea che fu fu ribattezzata Shock Therapy: o l’economia sarebbe morta o avrebbe messo il turbo. Attualmente la loro crescita si attesta al 4% annuo. Le esportazioni sono in relazione al PIL superiori a quelle della Germania, la quale la supera però per ovvi motivi in numero assoluto.


(Veduta panoramica di Varsavia)

Per sommi punti, la loro ricetta può esser riassunto quanto segue:

1) Creazione di condizioni favorevoli per gli investitori: 14 zone franche a fiscalità vantaggiose, processi più rapidi e diritti di proprietà inalienabili.
2) Gestione fiscale e monetaria meticolosa: la Polonia riesce ad attirare investitori e mantenere costante la propria crescita poiché riesce a mantenere una rigidissima politica fiscale e monetaria: basti pensare che il rapporto fra debito e prodotto interno lordo si attesta al 50% (in Italia si attesta oggi a un indecente 132%); da notare anche la tenace lotta all’inflazione, per cui l’emissione di titoli per stampare moneta (Zloty) è pressoché nulla.
3) Educazione: 9 su 10 ragazzi polacchi finiscono l’istruzione secondaria, un dato più alto rispetto alla media europea, senza considerare che il modello di istruzione polacco è stato considerato nella top10 di tutti i sistemi educativi al mondo.
4) Tassazione: 19% per le grandi imprese e 15% per le piccole imprese, le tasse sul reddito al 18% fino ai 24.000 dollari USA e 32% in su, oltre a condizioni molto vantaggiose per i nuclei familiari in difficoltà (strategia che aiuta anche la fertilità).


(Ex ministro delle finanze, il primo dalla caduta del comunismo, Leszek Balcerowicz)

In sintesi, abbiamo una delle migliori e più promettenti economie europee che sta riuscendo ad invertire il trend migratorio negativo: la Polonia con la sua crescita sta attirando sia aziende che lavoratori (per lo più ucraini) la cui carenza di offerta sta portando il salario medio a crescere (senza che lo Stato lo stabilisca per legge). Nel 2018 si attesta un valore mediano di 1400 dollari USA lordi al mese.

Cosa comporterà?

Le solide fondamenta economiche di questo paese iniziano a preoccupare i vicini. Infatti la Polonia, membro NATO non membro dell’eurozona, acerrima nemica della Russia e più filo-Americana fra i paesi dell’est, rischia di entrare in competizione con il resto dell’Europa e fornire una testa di ponte americana nel continente. Ciò, senza considerare le recenti posizioni polacche sui temi europei di cui finora è stata una netta ricevitrice di fondi, e che sembra non volere ricambiare il favore.

Fanno preoccupare le riforme restrittive per la magistratura ed espansive per il potere esecutivo, come una libertà di stampa sempre più dubbia e la formazione del gruppo “ribelle” Visegrad: gli europei iniziano a vedere la Polonia di cattivo occhio.
Ma è proprio nel rapporto con Germania (economicamente), Russia (storicamente nemica), Stati Uniti e Regno Unito (storicamente alleati) e Ucraina (con cui condivide i confini meridionali e che potrebbe da sbocca di influenza), che la Polonia prenderà pian piano una via a sé.
Se riuscirà a destreggiarsi fra i due fuochi come sta facendo Erdogan in Turchia è ancora tutto da vedere. Ma come prima cosa bisognerà vedere le reazioni della Polonia quando, oltre a negargli il voto in Commissione (proposta punitiva, questa, ancora in fase di sviluppo), i prossimi piani di investimento europei focalizzeranno sui paesi mediterranei e non più sul versante est.

Quella polacca potrebbe essere una finta quiete che darà filo da torcere all’integrazione europea, con sommo gaudio dell’amministrazione della Casa Bianca.

TAG: capitalismo, Economia fiscale, economia monetaria, Euro, Europa, Germania, Gruppo Visegrad, libero mercato, Nato, Polonia, Regno unito, russia, Ucraina, Unione Europea, unione sovietica, USA, visegrad, zloty
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