Dal 2 ottobre, giorno delle dimissioni a sorpresa di Collomb, (il terzo ministro a gettare la spugna nel giro di un mese), era apparso chiaro che Macron non poteva limitarsi ad una sotituzione « tecnica » di Collomb.
Macron 2.0 rappresenterebbe un cambiamento di rotta rispetto al passato, coinvolgendo esperti « non allineati » per ampliare in modo significativo la base del consenso. Il radar del Presidente sarebbe orientato non solo ad una promozione o cambio di funzioni di esponenti già attivi all’interno dell’attuale governo, ma anche a calamitare uomini e donne estranei alla République en Marche. Gli indici di gradimento di Jean-Luc Melenchon, leader della sinistra (la France Insoumise) e di Marine Le Pen (Rassemblement nationale), oggi a Roma per un incontro con Salvini in vista delle elezioni europee, in costante ascesa, li collocano testa a testa rispetto al Presidente.
Per allargare la sua base elettorale, in parallelo al classico gioco della sedia, Macron punterebbe a tirare fuori dal cappello qualche nome nuovo ed estraneo alla sua compagine politica.
Quali i ministri da sacrificare sull’altare del consenso ?Circolano i nomi di Françoise Nyssen, attuale ministro della Cultura, de Jacques Mézard, ministro della Coesione, di Nicole Belloubet, titolare del dicastero della Giustizia, e di Stéphane Travert, ministro dell’Agricoltura.
Al posto della Nyssen potrebbe andare l’attuale segreterario di Stato alle Pari Opportunità, Marlène Schiappa (augurandoci che la locuzione latina « in nomen omen » sia in questo caso scongiurata).
Per la place Beauvou, sede del ministero dell’Interno, al posto del dimissionario Collomb si parla di Jean-Michel Blanquer, attuale ministro dell’Istruzione.
Per quanto riguarda i « volti nuovi » estranei alla Republique en Marche, spicca il nome di Marc Fesneau come possibile inquilino titolare del dicastero dell’Agricoltura. Presidente del gruppo MoDem (Mouvement Démocratique) all’Assemblea Nazionale.
Un altro papabile deputato MoDem a diventare ministro è Jean-Noël Barrot, vice presidente della Commissione Finanze, attuale portavoce del partito guidato da François Bayrou.