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Terzo millennio A.C.

| 30 Agosto 2018 | ATTUALITÀ

Oggi esistono 196 stati che si suddividono l’intero pianeta, sono questi infatti l’unità di misura della terra: gli stati-nazione. Essi non sono da considerare però come entità naturali ed eterne, ma come il prodotto di una evoluzione millenaria.

Nel corso della storia delle civiltà si sono susseguiti regni,imperi,califfati ecc. Ogni società ha dato vita ad una propria entità territoriale ad una sua forma di governo coerenti con il periodo nel quale si trovavano. Con lo sviluppo delle tecnologie e delle ideologie la vita degli uomini ha subito stravolgimenti imprevedibili e spesso difficilmente comprensibili. Ogni progresso storico è stato accompagnato da un analogo cambiamento della forma di governo, quest’ultimo, espressione della società, muta con essa e rispecchia la fase in cui viene alla luce. E’ così che le unificazioni nazionali dell’800 hanno fatto nascere le repubbliche liberali, ghigliottinato re e deposto imperatori. Se fino a due secoli fa il pianeta era spartito fra sovrani assoluti ora consideriamo lo stato democratico come una norma, un’ovvietà.

Sarebbe però ingenuo pensare che gli Stati siano il risultato definitivo e che anch’essi non siano soggetti alle stesse spinte e processi di mutamento che hanno determinato l’andamento della storia, non è realistico credere di essere arrivati ad un punto di stallo perenne.

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Il 900 ha visto la diffusione su scala globale della democrazia e gran parte di esso è spiegabile facendo riferimento alla frattura Destra-Sinistra. Da una parte il capitalismo, emerso in seguito alla Rivoluzione industriale, dall’altra il socialismo, sviluppatosi per contrastare le disuguaglianze causate dal primo. L’avvento del suffragio universale ha fatto nascere i cosiddetti “partiti di massa”, imponenti organizzazioni in grado di incanalare ampie fette di popolazione sotto la guida di un’ideologia politica. A partire dagli anni ’20 e per gran parte del secolo si è assistito ad un “congelamento” di questa linea di divisione ideologica. Le fazioni politiche degli anni ’80 erano pressappoco le stesse già presenti alla vigilia dell’avvento fascista.

Oggi, due decenni nel nuovo millennio, ci troviamo di fronte ad un mondo attraversato da un mutamento frenetico in cui si faticano a ritrovare i tratti distintivi del secolo appena concluso.

Il primo passo verso la scomparsa della vecchia divisione è stato senza dubbio il 1989, con la caduta del comunismo il mondo, liberato dal regime sovietico, poteva finalmente svilupparsi organicamente seguendo il naturale sviluppo delle sue economie. In secondo luogo le nuove tecnologie, il web in primis, hanno scavalcato le frontiere nazionali rendendo possibile connettere zone del mondo fino ad allora isolate.

E’ così che la galoppante globalizzazione ha presentato negli anni 2000 sfide inedite ma contraddistinte da una caratteristica comune, la loro portata sovranazionale. L’affacciarsi sullo scenario globale di enormi paesi in via di sviluppo hanno costretto gli altri partecipanti a stilare accordi commerciali nel tentativo di governare il flusso cui si sono trovati a fare fronte.

Il continente nel quale gli effetti della globalizzazione si sono mostrati più chiaramente è proprio l’Europa, qui infatti è possibile vedere meglio che altrove la direzione in cui si stanno dirigendo gli stati contemporanei. Le necessità commerciali delle piccole nazioni europee hanno permesso di realizzare il primo esempio di federalismo monetario: l’Euro, nato dall’impossibilità per una moltitudine di stati-nazione di coordinarsi efficacemente restando indipendenti. L’Europa è il soggetto più interessante anche per un altro fenomeno che la riguarda: l’immigrazione. Così come per i beni anche il flusso di esseri umani è aumentato esponenzialmente, dando il colpo di grazia al concetto di frontiera impermeabile, già superato nella pratica dal web.

Appare evidente il risultato a cui questi processi stanno portando: la perdita della sovranità nazionale. Le nazioni che si trovano a gestire eventi di portata globale sono costrette a dover cedere pezzi di autorità statale ad organismi creati ad hoc, con le relative ricadute e reazioni. Questo trend non deve però spaventare, è infatti l’integrazione e il costante superamento dei confini stabiliti a guidare la storia dell’uomo. E’ stato così quando lo stato moderno è nato dall’unione di feudi e principati ,è la stessa forza che ha fatto nascere le nazioni già oggi superate.

Lo stato contemporaneo si trova così privato di un suo elemento costituente, ed è questo spostamento di potere che permette la nascita di nuove entità territoriali: le federazioni. Frutto di un processo d’integrazione esse rappresentano il naturale sviluppo degli stati-nazione, lungi dall’ essere relegate a semplici teorie se ne può trovare oggi un prototipo nell’Unione Europea che, fra difetti e spinte reazionarie, mostra quale sia la meta del miracoloso percorso intrapreso dal secondo dopoguerra: gli Stati Uniti d’Europa.

TAG: politica, Storia
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