Il dibattito politico-mediatico di questi giorni ruota attorno al caso della nave Diciotti della Guardia Costiera. Lo ripetiamo, si tratta di una nave della Guardia Costiera italiana. In breve, la Diciotti, con a bordo 177 migranti partiti dalla Libia, si trova attualmente ostaggio di… un porto italiano! Già, suona assurdo ed in effetti lo è. Anzi, la situazione è più che assurda. È paradossale ed irreale. Il motivo di tanta discordia risiede nei 177 migranti a bordo della nave. Il ministro dell’interno Matteo Salvini, ovviamente, non vuole che vengano fatti sbarcare anche se, pare con la mediazione del presidente del consiglio Giuseppe Conte, ha dato il suo consenso allo sbarco di 29 minorenni non accompagnati.
La vicenda ha assunto i contorni dello scontro istituzionale. Salvini, che deve periodicamente dare sfoggio del suo protagonismo per compiacere quella parte di elettorato fatta di adulatori accecati dal suo fascino e dai suoi modi, ha consigliato, attraverso una diretta Facebook molto sobria ed autorevole, a Conte, Mattarella e Fico di pensare ai loro affari perché tanto senza il suo permesso non scende nessuno. Insomma, il destino dei 177 migranti dipenderebbe unicamente dalla sua volontà.
Nel frattempo il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio è salito a bordo della Diciotti per vedere con i proprio occhi la situazione. La nave è ferma nel porto di Catania dal 16 agosto. Molti immigrati sono malati e alcuni hanno contratto la scabbia. Con il passare dei giorni le loro condizioni di salute stanno peggiorando. Patronaggio ha deciso di aprire un’inchiesta a carico di ignoti che contempla il sequestro di persona, il trattenimento illecito e l’arresto illegale. Ma Salvini non si tira indietro. “Sono qua. Non sono ignoto. Mi chiamo Matteo Salvini. Se bloccare delle navi mi comporta accuse e processi io ci sono”. Nel frattempo il Garante per i diritti dei detenuti afferma che i migranti sulla Diciotti “si trovano in una condizione di privazione della libertà di fatto e ciò potrebbe configurarsi come violazione dell’articolo 13 della Costituzione e dell’articolo 5 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo”.
Gli immigrati sono quindi destinati a passare il resto dei loro giorni sulla nave Diciotti oppure qualcuno si deciderà a farli sbarcare ed accoglierli? È proprio da questo punto che dipende lo sblocco della situazione. Il presidente del consiglio Conte e il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi sarebbero in contatto con le cancellerie europee e le istituzioni comunitarie per comprendere quali paesi sono disposti ad accogliere una parte dei migranti a bordo della Diciotti. Ciò è confermato anche da Salvini. “In queste ore stiamo battagliando affinché gli altri paesi europei si prendano le loro responsabilità e accolgano una parte di quei 177 migranti”. In pratica finché il governo italiano non trova un accordo coi suoi partner europei la Diciotti e le persone a bordo di essa rimarranno ostaggi nel porto di Catania.
Ora che il quadro è completo si può comprendere bene l’assurdità della situazione. Già il fatto che una nave della Guardia Costiera italiana sia intrappolata in un porto italiano è imbarazzante. Ma ciò che è ancora più ridicolo è la strategia che il governo attua per gestire gli sbarchi. In pratica le cose stanno così. Siccome il ministero dell’interno ha deciso di non far sbarcare più nessuno, ogni volta che una nave carica di immigrati giunge in un porto italiano il governo deve aprire una procedura di negoziazione per valutare quali paesi dell’Unione Europea sono disponibili ad accoglierli. Nel frattempo la nave e gli immigrati rimangono ostaggi del porto di attracco fino a quando non viene raggiunto un accordo. È evidente che non si può andare avanti così. Le persone a bordo della Diciotti, già stremate dal viaggio, non posso stare ad aspettare che le cancelliere europee concludano un accordo. Infatti, le loro condizioni di salute stanno peggiorando in modo preoccupante.
In sintesi, la politica di gestione degli sbarchi attuata dal governo è fallimentare ed inefficiente. Il fatto che ora anche altri paesi europei si facciano carico dell’accoglienza è un grande passo in avanti ma non si può stare a negoziare tale accoglienza ogni singola volta. Il contributo su base volontaria stabilito dal Consiglio Europeo del 28-29 giugno non è un metodo soddisfacente per gestire gli arrivi. È necessario codificare una volta per tutte le procedure di accoglienza a livello comunitario. I paesi che decidono di partecipare si devono impegnare ad accogliere una parte di migranti sempre, e non una volta ogni tanto, solo quando gli fa comodo. Bisogna che i paesi disponibili si mettano d’accordo per stabilire una procedura condivisa d’accoglienza valida ogni volta che una nave con a bordo dei migranti giunge in un porto europeo, a prescindere che sia in Italia, Spagna o Grecia. Salvini si vanta che da quando il governo si è insediato gli sbarchi sono diminuiti di 32 mila unità ma ciò non basta. Coinvolgere gli altri paesi europei è una buona strategia ed è giusto che si faccia (finalmente) così, ma il metodo va affinato perché vicende come quella della Diciotti sono imbarazzanti e non fanno fare una bella figura al governo.
Stare a negoziare la distribuzione dei migranti ogni singola volta con i paesi che si dichiarano disponibili è deleterio. Le persone che necessitano di assistenza umanitaria non possono stare ad aspettare i tempi della politica.