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Riuscirà il governo Conte a porre fine alle sanzioni alla Russia?

| 14 Agosto 2018 | IL FORMAT, POLITICA

Durante il suo discorso inaugurale di fronte al Senato, il presidente del consiglio Giuseppe Conte affermò la volontà del governo di revisionare il sistema delle sanzioni alla Russia e anche durante il G7 di Charlevoix in Canada, pur ribadendo la fedeltà dell’Italia all’alleanza nord-atlantica, si fece fautore di un’apertura al dialogo nei confronti di Mosca, premurandosi che le sanzioni non vadano ad impattare negativamente sulla società civile russa.

All’apparenza, l’atteggiamento del governo gialloverde nei confronti della Russia potrebbe sembrare un segnale di discontinuità rispetto al passato. In realtà, i governi della scorsa legislatura si erano già detti favorevoli al dialogo piuttosto che al rinnovo delle sanzioni. Insomma, la posizione del governo italiano nei confronti della Russia non è mutata più di tanto nonostante il cambio di maggioranza. Al massimo Conte ha utilizzato un linguaggio un filo più esplicito. Eppure da quando il centro-sinistra si è trovato all’opposizione ha iniziato a parlare, con una discreta dose di ipocrisia, di fascinazione nei confronti della Russia da parte del governo in carica.

Nonostante i buoni propositi, il desiderio dell’esecutivo di migliorare le relazioni con la Russia passando per l’abrogazione delle sanzioni non è destinato a realizzarsi. Per tutta una serie di motivi.

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Innanzitutto, la revisione delle sanzioni non spetta al governo italiano bensì al Consiglio Europeo, sede in cui le decisioni vengono prese all’unanimità. Il vertice dello scorso 29 giugno tra i capi di governo dell’Unione Europea  ha confermato il rinnovo delle sanzioni per altri 6 mesi in quanto, secondo un rapporto presentato dal presidente francese Macron e dalla cancelliera tedesca Merkel, la Russia non starebbe rispettando i termini dell’Accordo di Minsk. Se Conte vuole davvero migliorare i rapporti con Mosca perché non ha posto il veto al rinnovo delle sanzioni? Il motivo è presto detto. Il presidente del consiglio, già durante il G7 in Canada, aveva affermato che il rispetto dell’Accordo di Minsk è una condizione imprescindibile per un ammorbidimento del regime sanzionatorio. Ma questa non è l’unica motivazione.

Potenzialmente, l’Italia in futuro potrebbe impuntarsi contro il rinnovo delle sanzioni ponendo il veto in Consiglio. Ma a che pro? Il governo verrebbe isolato e anche se avesse l’appoggio di Francia e Germania la proposta di cancellare le sanzioni non verrebbe mai approvata dal Consiglio Europeo per via del vincolo dell’unanimità. Polonia e repubbliche baltiche (in particolare Lettonia ed Estonia) hanno assunto un atteggiamento fortemente ostile nei confronti della Russia, specialmente a partire dall’annessione della Crimea nel 2014. Questi stati, che già non hanno una buona considerazione della Russia per ragioni storiche, vedono in essa una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale in quanto tutti e tre vi confinano e perciò sarebbero i paesi maggiormente esposti nel caso di un attacco russo alla Nato. (La Polonia confina con l’exclave russa di Kalinigrad dove oltretutto si trovano una base della marina militare e il quartier generale della flotta del Baltico). Tallin e Riga temono Mosca anche per via delle loro consistenti minoranze russe, che potrebbero essere il pretesto, secondo loro, per un aggressione militare, come sarebbe avvenuto in Crimea.

Il Consiglio Europeo quindi non approverà la rimozione delle sanzioni alla Russia e all’Italia non conviene impuntarsi in quanto verrebbe isolata. In altre parole, Conte potrebbe decidere unilateralmente di non rispettare la decisione del Consiglio Europeo ma al prezzo dell’isolamento. Inoltre, e sopratutto, il governo italiano non ha interesse a perseguire testardamente la normalizzazione delle relazioni con la Russia perché in tal caso si incrinerebbe anche il rapporto con gli Stati Uniti. La questione sanzioni infatti riguarda in primo luogo Stati Uniti e Russia e Washington esige l’unità dell’asse nord-atlantico per fare opposizione a Mosca. Solo nel caso in cui le relazioni russo-americane migliorassero il Consiglio Europeo eliminerebbe le sanzioni. In caso contrario i rapporti transatlantici entrerebbero in crisi. Se l’Italia si opponesse strenuamente alle sanzioni ciò sarebbe una vittoria per la Russia in quanto essa riuscirebbe ad incrinare la coesione della Nato. Ciò è inammissibile per gli Stati Uniti i quali considerano la Russia “competitor strategico” e vedono l’alleanza nord-atlantica come una garanzia per la loro sicurezza. L’Italia verrebbe ricattata dall’America la quale, ovviamente, l’avrebbe vinta facilmente.

È vero che l’Italia ha perso e continua a perdere miliardi di euro in scambi commerciali con la Russia a causa delle sanzioni, ma cosa ci perderebbe, o potrebbe perderci, se venisse ricattata dagli Stati Uniti e isolata nell’ambito dell’alleanza nord-atlantica e dell’Unione Europea? Cosa ci perderebbe se l’amministrazione americana decidesse di aumentare i dazi sulle importazioni italiane per ritorsione all’atteggiamento di apertura tenuto da Palazzo Chigi nei confronti della Russia? L’economia nostrana, per cui l’America è uno dei mercati principali, subirebbe un duro colpo mentre il governo incasserebbe una pesante sconfitta politica in quanto gli Stati Uniti, grazie al loro potere negoziale, convincerebbero in un modo o nell’altro l’Italia a ritornare sui propri passi.

In caso di ferma opposizione italiana alle sanzioni, le relazioni peggiorerebbero pure con il Regno Unito siccome il governo britannico, in seguito al caso Skripal, ha assunto una posizione fortemente ostile alla Russia ed è contrario a qualsiasi normalizzazione delle relazioni o ammorbidimento delle sanzioni.

In conclusione, le dichiarazioni del presidente Conte auspicanti la revisione del regime sanzionatorio sono destinate a rimanere…dichiarazioni. Il governo italiano rimarrà fedele all’alleanza nord-atlantica e al Consiglio Europeo e non si impunterà per eliminare le sanzioni semplicemente perché ha tutto da perdere e poco da guadagnare da questo scenario.

TAG: Accordo di Minsk, caso Skripal, Consiglio Europeo, Crimea, Giuseppe Conte, Governo Conte, Nato, russia, sanzioni, seconda guerra fredda, stati uniti
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