A partire da giugno sono aumentati i dazi sulle importazioni provenienti dall’UE, dal Messico e dal Canada verso gli Stati Uniti. L’acciaio è aumentato di 25% e l’alluminio è arrivato al 10%. La misura è stata difesa da Trump come un meccanismo di difesa della sicurezza nazionale contro le ingiuste politiche di importazioni attuali.
“E’ una decisione presa per necessità” sono state le parole di Trump davanti al proprio gabinetto e ai lavoratori dell’industria metallurgica statunitense. Dall’altra sponda, l’Unione Europea – prima esportatrice di acciaio verso gli Stati Uniti – ha minacciato di rispondere imponendo dei dazi sui prodotti americani.
Nei giorni scorsi è arrivato il turno della Turchia, la quale ha subito il peso del protezionismo americano con diverse ripercussioni sulla Lira turca e sulle borse europee ma il protezionismo di Trump non finisce qui: il tycoon ha minacciato anche il Canada, partner e alleato indiscutibile degli USA, di imporre dei dazi sulle automobili se non si modificano gli accordi in vigore.
Le guerre commerciali hanno luogo quando una nazione restringe le importazioni dei prodotti provenienti da un’altra o di un determinato gruppo di nazioni. In una guerra commerciale possono imporsi dei dazi oppure vietare le importazioni. L’innescarsi di questa specie di conflitto, sono le cosiddette “azioni compensatorie” delle nazioni colpite, le quali risponderebbero con misure analoghe nei confronti degli Stati Uniti.
In altre parole, l’imposizione dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio potrebbe avere conseguenze sull’erogazione di beni e servizi oppure sulla proprietà intellettuale. Un precedente lo troviamo nel 1930, quando gli Stati Uniti hanno aumentato i dazi su determinati prodotti esteri e molti paesi contraccambiarono la misura. Tali misure furono un fattore determinante nell’arrivo della grande depressione.
I fatti ci dimostrano che tale misura può portare a un escalation di tensioni. Naturalmente ogni Stato risponderà, secondo il proprio peso commerciale, alle misure protezionistiche che colpiscano le proprie esportazioni lasciando spazio a una catena di conseguenze che colpirebbero l’intero commercio internazionale.
Mentre il tycoon sperimenta con la sua dose esagerata di sovranismo, offrendo l’immagine dell’America isolata e chiusa in sé stessa, a subire le conseguenze saranno: a) gli esportatori che vedranno bloccati i loro flussi commerciali; b) il mercati finanziari per il calo della fiducia negli investitori e; c) i consumatori dovranno pagare di più per lo stesso prodotto dato che le imprese, non assumendo i costi per l’aumento dei dazi, lo faranno gravare su questi ultimi attraverso l’aumento dei prezzi.
Trump affermato che le guerre commerciali sono “buone e facili da vincere” ma la smentita arriva dalle parole di Barry Eichengreen (ex-presidente del Consiglio Nazionale di Commercio Estero degli Stati Uniti), secondo il quale “le guerre commerciali colpiscono tutti i paesi coinvolti. Non vedo nessun vincitore in questa situazione”