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Lode a Marchionne

| 27 Luglio 2018 | ATTUALITÀ, CULTURA, ECONOMIA, POLITICA

Marchionne è quell’uomo che ha dimostrato come le cose funzionino diversamente da come vorremmo. Il tipico genio che mostra una realtà cattiva, strana, anti-tradizionale, ma che alla fine si dimostra essere l’unica funzionante, con somma ira dei puritani tradizionalisti.

Ed è proprio questo atteggiamento puritano che gli italiani hanno nei confronti degli innovatori, che sta alla base del declino del nostro Paese. Un Paese che vuole innovare rimanendo tradizionale. Ma la tradizione in questo caso ci insegna che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Nonostante l’Italia sia notoriamente sempre stata la patria dei geni idolatrati dopo la morte ed ostacolati durante la vita, adesso questo aspetto è però ancora più penalizzante. In un mondo dove l’innovazione non è più un extra ma una vera e propria necessità, rifiutarla per ancorarsi a modelli pseudo-sicuri è senz’altro un suicidio.

L’Italia è la patria di coloro che si lamentano ma convivono col motivo delle proprie disgrazie. E’ la patria di coloro che odiano i politici ma poi vanno regolarmente a chiedere favori.
E’ la patria di coloro che stanno dalla parte dei sindacati quando sono operai, e dalla parte della confindustria quando fanno carriera.

Marchionne è quell’uomo che ha dimostrato come in economia l’interesse della azienda viene prima dell’interesse del singolo operaio, così come nel diritto l’interesse collettivo viene prima di qualunque interesse particolare. Una brutta realtà che avremmo preferito non ascoltare.

Ha dimostrato come il rigore e le scelte dure possono essere sì dolorose ma riportano senz’altro a galla una barca che era già affondata. Molto brutto da sentirsi dire, ma molti italiani preferiscono affogare al sicuro con tutta la barca piuttosto che compiere azioni dure per risollevarne le sorti.

Molti di noi avrebbero goduto nel vedere la Fiat fallire dopo i licenziamenti piuttosto che prima i licenziamenti. Se la Fiat fosse fallita per totale inefficienza ma dando lo stipendio a una massa di operai obsoleti e mantenuti, la Fiat sarebbe morta da eroe, dato che però la Fiat è invece sopravvissuta rendendo efficiente il proprio sistema di produzione, la Fiat vivrà da mostro e Marchionne è morto con gaudio collettivo.

Egli poteva scegliere se chiudere bottega da eroe licenziando tutti, oppure salvare bottega licenziandone solo una parte ma morire da mostro. Brutta la vita dell’imprenditore in Italia.

Marchionne è quell’uomo che ci ha mostrato l’acqua calda: è meglio licenziare per salvare l’azienda piuttosto che chiudere l’azienda e licenziare tutti. Brutta realtà. Molto scontata, ma a quanto pare troppo brutta per essere accettata con filosofia. Marchionne ci ha dimostrato che la de-localizzazione è la chiave per far crescere l’azienda dandole la possibilità di acquisire colossi stranieri. Ha mostrato che sinistra e sindacati hanno sbagliato tutta la strategia industriale.

Ma attenzione! Agli italiani il sindacato piace solo perché fa entrare più soldi in saccoccia, che poi scoraggi ad investire e quindi penalizzi l’economia nel suo complesso, questo è un discorso troppo lontano dal nostro giardinetto per essere compreso. Come per il fascismo: piaceva solo quando era vincente.

Questa è la logica italiana: sei un buon politico se mi concedi un condono edilizio, sei un buon imprenditore se dai lavoro a mio figlio anche quando farlo porta al fallimento l’azienda. E’ una società che sa immedesimarsi solo nelle proprie mutande e il cui metro di “giusto e sbagliato” va dal “mi fa comodo” al “non mi fa comodo”.

Ma non sono solo questi gli italiani: abbiamo quelli che sanno andare oltre il mero opportunismo familiare, prendendo le scelte non più rispetto al vantaggio diretto bensì in base ai sensi di colpa, in loro il metro di “buono o cattivo” va dal “mi fa pena, quindi merita aiuto” al “non mi fa pena, quindi non merita aiuto”.

Finché l’opinione pubblica non inizierà a compiere decisioni esclusivamente in base al “è funzionale nel lungo termine” a prescindere da quanta pena si possa provare o da quanto vantaggio si possa trarre, gli italiani emigreranno proprio laddove le scelte vengono fatte in questo modo.
Strano destino: crocifiggere chi tenta di applicare questo standard a casa propria per poi emigrare cercando gli stessi standard altrove. “Ah come si sta bene in Australia”, peccato che l’Australia fa esattamente tutto quello che qua non vogliamo sia fatto: si de-localizza, si fa leva militare, si fanno grandi infrastrutture, si privatizza e si rinchiudono i migranti economici su isole-carcere! Della serie “so che è la scelta giusta, ma la faccio fare a loro”.

Infatti nel Bel Paese esiste questo attore sociale onnipresente, chiamato “Loro”, a cui si attribuiscono tutte le colpe e tutte le responsabilità. Quando l’Italia capirà che “Loro” fa “Noi” di cognome, allora un barlume di speranza ci sarà.

                                                         Grazie Sergio

                                               

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