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Nicaragua: un regime che si legittima sul sangue…

| 17 Luglio 2018 | ESTERI

 

Daniel Ortega, presidente del Nicaragua

Nel Nicaragua c’è un regime che si legittima sul sangue della popolazione. Quello di Daniel Ortega è l’ennesimo caso di un governo eletto democraticamente che intraprende la strada dell’autoritarismo per conservare il potere di fronte al calo del consenso e al disincanto dei propri sostenitori di fronte a una rivoluzione mancata.

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Stiamo parlando di un autoritarismo che, fino a poco tempo fa, si mostrava con una sottile maschera di democrazia di fronte alla comunità internazionale. Per capire in fino in fondo il modello su cui si fonda l’attuale regime dobbiamo approfondire sulla figura di Daniel Ortega, guerrigliero a capo della rivoluzione sandinista e, successivamente presidente del Nicaragua dal 1985 al 1990. Interrotta la rivoluzione sandinista, Daniel Ortega fu a capo dell’opposizione durante almeno un decennio, fin quando, superando non pochi ostacoli, l’ex-guerrigliero riuscì a conquistare il 38% dei consensi aprendo le porte al secondo mandato.

Sebbene nel primo mandato, Daniel Ortega non ha riservato attacchi e persecuzioni nei confronti dei propri oppositori, nel secondo mandato – iniziato nel 2007 – c’è stata la ratifica di un regime politico nel quale la democrazia è una facciata utile per legittimarsi di fronte al resto del mondo mentre il potere si esercita il modo autoritario.

Le elezioni in Nicaragua si tengono sotto condizioni di particolare ricatto nei confronti degli elettori: i dipendenti pubblici e chiunque abbia ottenuto un aiuto da parte dello Stato viene costretto a votare il regime di Ortega. Nel frattempo, i giornalisti, i dissidenti e chiunque si opponga agli interessi del presidente vengono perseguitati oppure imprigionati. Non è possibile fare opposizione nel Nicaragua, non senza subire violenze.

… E prima di Ortega?

I Somoza governarono il Nicaragua dal 1937 al 1979. Anastasio Somoza Garcìa (1937-1956), Luis Somoza Debayle (1956-1963) e Anastasio Somoza Debayle (1963-1979).

La rivoluzione sandinista e il regime di Ortega trovano il loro nemico comune nella dinastia dei Somoza durata dal 1937 al 1979, la quale esercitò un autoritarismo agli ordini degli americani, facendo gli interessi di una piccola élite imprenditoriale a discapito del resto della popolazione. I Somoza furono una delle famiglie più influenti del Nicaragua, i quali, durante almeno 42 anni di dispotismo si arricchirono a discapito di una povertà dilagante. Il regime “Somozista” contribuì ad approfondire l’irrimediabile malessere sociale vissuto da parte della maggioranza della popolazione nei confronti di una minoranza che deteneva il potere e le risorse.

Questo lungo passaggio della storia nicaraguese ci permette di capire il perché della rivoluzione sandinista ma, soprattutto, ci fa intuire la vera ragione per cui non si è mai aperta una vera stagione democratica nella nazione centroamericana. Il regime sandinista, dunque, avrebbe rappresentato l’alternativa per il popolo nicaraguese sotto l’impronta delle rivendicazioni sociali e dei diritti precedentemente negati ai ceti meno abbienti.

Nel testo: “Ortega e Somoza sono la stessa cosa”

Dopo qualche decennio, il regime di Ortega ha rappresentato un’altra occasione mancata per il popolo nicaraguese. Anche se il governo presenta dati manipolati per pura propaganda, il divario tra ricchi e poveri è sempre più grande, il paese resta profondamente arretrato e la stragrande maggioranza della popolazione deve sopravvivere in mezzo alla povertà. Sia il regime di Somoza che quello di Ortega hanno contribuito ad aumentare il malessere sociale che oggi si manifesta nelle proteste di un popolo che non ce la fa più.

Qualche considerazione

Se il regime del Nicaragua fosse una democrazia, potremmo dire che tale democrazia si fonda sul ricatto e sul terrore. Se fosse invece una dittatura, non potremmo spiegare come mai si tengono elezioni; neanche a livello ideologico possiamo definire con esattezza di cosa si tratta: non è né comunismo, né fascismo. Infatti, quello di Ortega è un regime ibrido che, come tanti, riesce a dribblare gli ormai superati schemi novecenteschi e dicotomici che presentavano una netta separazione tra democrazia e dittatura oppure tra libertà e oppressione.

Oggi, mentre la comunità internazionale si divide cercando un aggettivo sotto quale etichettare questo autoritarismo elettorale, le proteste iniziate il 18 aprile non si sono fermate e Ortega afferra il potere lasciandosi alle spalle oltre 251 morti e più di 1200 feriti.

I dati parlano chiaro, in Nicaragua c’è un regime che si legittima sul sangue, il terrore e la repressione…

TAG: autoritarismo, conflitti sociali, diseguaglianze, morti, nicaragua, ortega, proteste, regime
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