Il fantasma di Messina Denaro aleggia nel Nord Italia sotto la protezione della ‘ndrangheta. Guardare alla sponda calabra in cerca di supporto per la sua latitanza, non è così sbagliato e già, in tempi non sospetti, questo giornale ha più volte sostenuto questa ipotesi avvalorata dagli eventi interni in cosa nostra avvenuti nell’ultimo anno. L’ipotesi diventa ancor più plausibile quando un uomo di 45 anni toscano, con alcune disavventure giudiziarie e conoscenze sia di uomini d’onore che di uomini della ‘ndranghetisti, ha dichiarato di averlo incontrato a Palermo e poi successivamente in Toscana.
Pare che lo abbia incontrato al porto di Palermo per consegnare al boss una valigetta piena di soldi, consegnata in un bungalow in Toscana agli uomini di cosa nostra. Le informazioni raccolte in una intervista rilasciate ad un settimanale, sono al vaglio della Procura distrettuale antimafia di Firenze. Il ricercato numero 1 d’Italia farebbe la spola tra la Sicilia e la Toscana dove vivrebbe sotto la protezione dei cugini calabresi. Il legame di Messina Denaro con la Toscana si ripresenta dopo anni: infatti, proprio a Forte dei Marmi iniziò la sua latitanza nel 1993.
Nei 25 anni è stato dato per morto all’estero, chi dice che non si è mai mosso dalla Sicilia ed ora questa testimonianza supportata da immagini fotografiche dell’incontro del testimone, chiamato Gino, con l’entourage di Messina Denaro. Riferisce il testimone che il boss si sarebbe sottoposto ad interventi di chirurgia plastica al volto come ai polpastrelli delle dita, rendendosi così irriconoscibile e che non godrebbe di buona salute. In provincia di Pisa avrebbe soggiornato in un resort di lusso, frequentato locali pubblici e si sarebbe sottoposto a dialisi grazie ad un medico disposto a fare certificati falsi.
I suoi cambiamenti fisici però non sono radicali, lo strabismo di venere, seppur ridotto con una operazione eseguita in Francia (meta, a quanto pare, preferita dai latitanti), non è sparito del tutto ed è ben visibile; inoltre, permane ancora il suo problema al calcagno destro che lo rende leggermente claudicante, causato da un incidente in moto avuto in giovane età quando era solito scorazzare a gran velocità tra le strade trapanesi.
L’incessante lavoro delle forze dell’ordine, volto ad indebolire il suo cerchio magico, ha creato terra bruciata intorno al boss e quindi l’intervento della ‘ndrangheta nel supporto alla sua latitanza è tanto provvidenziale quanto plausibile. Sicuramente la Toscana è un possibile rifugio, ma sarebbe come se un omicida ritornasse sul luogo del delitto visto che proprio dalla Toscana si è dato alla latitanza. La ‘ndrangheta spadroneggia nel Nord Italia e qualsiasi luogo frequentato da Messina Denaro è sotto la gestione di una locale calabrese.
Non solo Toscana: il boss, infatti, sarebbe passato anche dalla Lombardia dove il supporto logistico non gli mancherebbe affatto, soprattutto presso la locale di Desio. Un’area circoscritta a pochi comuni ma strategica per la vicinanza con la Svizzera dove, come è noto, ci sono numerosi conti correnti riconducibili al latitante di Castelvetrano. Il boss è solito curare direttamente i suoi affari, come avviene in Toscana anche nella piazza lombarda che offre alcune opportunità per riciclare il denaro sporco come è stato per il caso della Fiera di Milano.
Desio era gestita fino a due anni fa anche da Antonio Sgro’, medico chirurgo plastico in servizio al Niguarda di Milano. Curava boss sia di ‘ndrangheta e di cosa nostra. Secondo quanto riferito dal testimone, il boss si sarebbe rifatto i connotati e, guarda caso, Sgro’ è un chirurgo plastico .
La locale di Desio è guidata dal clan Iamonte-Moscato e il clan Iamonte controlla il territorio di Limbiate, quello di Monza insieme agli Arena-Mazzaferro e quello di Vimercate con i Flachi. Una roccaforte per proteggere un boss del calibro di Messina Denaro. Inoltre la vicinanza con la Svizzera, consentirebbe al boss di recarsi in territorio elvetico in un’ora di autostrada.
Non solo Toscana dato che forse bisognerebbe dare uno sguardo più approfondito al Nord. Il boss si aggira indisturbato, protetto dalla ‘ndrangheta e da quei politici ed imprenditori compiacenti che gli sono rimasti fedeli.