Li chiamano pomposamente retroscena, ma, in buona sostanza, si tratta di pettegolezzi, che i vari cronisti dei grandi quotidiani ci propinano con molta intensità in questi giorni caldi della vigilia elettorale.
Alcuni ci raccontano che Di Battista e Cancelleri si sono occasionalmente incontrati, nelle
strade di Palermo, con Bersani e Fratojanni, scambiandosi strette di mano e pacche sulle spalle, premonitrici di futuri scenari regionali e nazionali.
Altri assicurano che starebbero montando all’interno del PD, contro la volontà del segretario, le pressioni per spostare le urne a maggio, per avere il tempo di discutere di alleanze e candidature, nonché di metabolizzare l’attesa disfatta siciliana.
Altri ancora, che, sotto la soglia psicologica del 10%, si aprirebbe nel PD una contesa lacerante tra gli aspiranti premier alternativi a Renzi, in base al seguente sillogismo: per vincere le elezioni occorre una coalizione molto larga e, siccome quelli di Mdp non accetteranno mai il segretario come candidato, occorre trovarne uno che possa fare la sintesi.
Tutte queste “analisi”, in maniera univoca e concordante, ci danno l’idea dell’assedio a cui
viene sottoposto il leader del PD, di quanti puntino alla sua definitiva sconfitta, di come
l’informazione assecondi il progetto dei suoi numerosi e diffusi avversari politici.
Chiedersi perché equivale a penetrare nelle viscere del sistema politico italiano, un corpo malato di gattopardismo, inchiodato ad abitudini irrinunciabili, a rendite di posizione, a paraventi ideologici.
In buona sostanza i disturbatori degli equilibri consolidati sono portatori di eresia, vanno eliminati con il concorso di tutti, per poi ritornare alle solite manfrine spartitorie ed al gioco delle parti che ha contraddistinto la mediocre ed inutile seconda repubblica.