
Torna agli onori della cronaca la Lombardia come terra di ‘ndrangheta. L’ultima operazione antimafia ha portato all’arresto, tra gli altri il Sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, accusato di corruzione per aver favorito l’imprenditore Antonio Lugarà, prestanome delle locali di ‘ndrangheta. Finisce sotto i riflettori giudiziari nuovamente, l’ex vicepresidente della regione Lombardia e consigliere regionale, Mario Mantovani. Mantovani sarebbe stato il referente politico di Lugarà. Il classico scambio di voti per una risoluzione veloce di una pratica urbanistica riguardante la costruzione di un centro commerciale.
La mafia non è solo al sud, è soprattutto al nord dove l’omertà, spesso, è tale e quale a quella che viene rimproverata ai siciliani o ai calabresi. L’omertà è un modus videndi entrato nella vita quotidiana anche al nord: meglio girare la faccia e fare finta di non vedere, meglio scendere a compromessi per lavorare, meglio promettere favori per governare. La ‘ndrangheta si è consolidata in molte province lombarde: Milano, Monza, Lecco, Como, Varese. E’ arrivata negli anni ’70 ed ha la capacità di infiltrarsi nel tessuto sociale ed economico. Il suo intento è di investire i proventi dei traffici illeciti e trova, molto spesso, consenso in operatori economici e politici del luogo.
La Lombardia è la quarta regione per insediamento mafioso dopo Sicilia, Calabria e Campania. Non si puo’ continuamente dire che la mafia è un problema esclusivamente del sud e al nord non esiste. Non dovrebbe più stupire la presenza della ‘ndrangheta in Lombardia: Sedriano è stato il primo Comune lombardo sciolto per infiltrazione mafiosa, Desio è il comune dove la ‘ndrangheta si è insediata con più uomini; Mariano Comense, Erba, Lecco, Calolziocorte, tutti comuni dove la ‘ndrangheta ha trovato terreno fertile. A riprova dell’esistenza della mafia vi sono i numeri riguardanti i beni confiscati alla criminalità organizzata. La Lombardia è la prima regione del nord per beni confiscati alla criminalità organizzata: ben 1300 immobili.
La mafia è ovunque c’è un interesse, e di interessi in Lombardia ce ne sono parecchi: possibilità di renivestire, di aprire attività, di acquistarle, di condizionarle nel silenzio più assoluto. Vive dei consensi di soggetti politici e imprenditoriali, vive grazie a quella schiera di colletti bianchi che la supportano nelle attività illecite. In Lombardia, come in tutta Italia, bisogna imparare a negare il consenso alla mafia. Come diceva Paolo Borsellimo “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. C’è da sperare nelle nuove generazioni affinchè il consenso alla mafia e l’omertà abbiano fine; l’antimafia di facciata fatta di frasi retoriche durante le celebrazioni in ricordo o le giornate della legalità, non servono più a nulla.