E’ alta più di cento metri l’antenna del ponte di Calatrava, il mega osannato ponte più alto d’Europa, che si staglia a Cosenza, tra le due rive del Crati. Il ponte, progettato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, congiunge le due sponde del fiume ossia, come qualcuno giustamente ha detto, congiunge il nulla con il nulla.
“Lavoriamo perché la città possa svilupparsi verso ciò che è bello ma soprattutto buono” ha dichiarato il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Ma è proprio questo il punto che scredita la serietà ed il buon senso dell’attuale amministrazione cosentina: l’enorme infrastruttura, che è costata oltre 15 milioni di euro, non è bella anzi, rispetto alla città vecchia come alla città nuova, è un autentico cesso architettonico; e non è nemmeno buona, perché a nulla serve. I ponti sul Crati c’erano già, e tutti funzionali, la città non necessitava certo di altri ponti. E questa enorme infrastruttura, che è diventata l’orgoglio del sindaco Occhiuto, salutata e idolatrata come l’arrivo glorioso del Messia, questa infrastruttura che è la più alta d’Europa, si staglia in Calabria ossia nella regione più povera e depressa d’Europa.
Oltre 15 milioni di euro il costo ufficiale, milioni di euro che sarebbero bastati a restaurare mezzo centro storico di Cosenza, un centro storico che ha tutti i requisiti per essere bellissimo ma che bello non è, perché è vecchio e fatiscente, e dove qualche antico palazzo cade e qualcun altro sta per cadere che in certi vicoli c’hai paura persino a passarci se magari ti capita di passarci perché hai deciso di andare alla processione di San Giuseppe o della Madonna della Sanità; qualcun altro degli antichi palazzi va invece in fiamme con tanto di morti e la distruzione di preziose stampe e manoscritti. Sì, perché qui i manoscritti non vengono conservati nella Biblioteca Civica o nella Biblioteca Nazionale, entrambe presenti in città, ma in vecchi palazzi abbandonati alla mercè di qualsiasi incidente, crollo o fiamme che siano. Poi si piangono i morti e le preziose carte dei filosofi Bernardino Telesio e Aulo Giano Parrasio.
La sentinella del nulla si staglia su una città da anni collassata dal traffico, che ha raggiunto il vertice in queste settimane con l’ennesimo stravolgimento senza logica della viabilità e le inevitabili lunghe code di automobili che intasano una città già precaria di parcheggi, che se cerchi l’ago nel pagliaio di sicuro sei più fortunato. Evidentemente non interessa il benessere dei cittadini, non interessano i reali problemi che affliggono questa città. Occhiuto persevera tenace nei suoi progetti ed in quelli precedenti congelati e scongelati da una volontà ottusa, così che si tirano fuori le favolette di Alarico, che da barbaro invasore quale è stato con il sindaco Occhiuto è diventato un eroe mite e buono, a cui dedicare studi e monumenti e ricerche sul tesoro nascosto nel fiume, dato che a tanto la barzelletta porta; e poi le oscenità di piazza Fera, che oggi si chiama Bilotti, ridotta ad una orrenda colata di cemento, e che d’estate è buona per una sauna; e poi lo sfregio fatto al castello svevo con la costruzione di un ascensore in cemento (!).
Per il futuro prossimo si annuncia un altro dei progetti, anche questo tanto caro all’amministrazione Occhiuto ossia la metropolitana, dato che Cosenza è una metropoli e non lo sapevamo. Risoluzione dei veri problemi della città, zero. Lavoro, zero. Servizi sociali, zero. Senso della cultura, zero. Orgoglio tanto, barzellette a mille. Ed a proposito di cultura, gli amministratori dovrebbero chiedersi, se mai ne abbiano la capacità, come mai è stata bocciata la candidatura di Cosenza a capitale della cultura 2018. Ma forse questo non c’entra più. Il monumento di Calatrava è il più alto d’Europa, tutto il resto non importa.