
Parola d’ordine: non dovete odiare! Non dovete esternare il vostro disprezzo, non dovete usare parole forti, non dovete esprimervi. Ricordatevi di mettere i guanti bianchi ogni volta che scrivete un post su un social. Una provocazione, sia chiaro. Augurare la morte o inenarrabili torture a chi non piace, non è certo accettabile e per questo c’è già una polizia postale che vigila.
Però, dovrete ammettere, che tutte queste campagne censorie contro la violenza in rete sono quantomai inutili se non dannose venendo a mancare la semplice domanda: perché? Cosa sta trasformando un popolo sempre piuttosto mite in una pentola a pressione pronta a fischiare?
Prendiamo l’esempio della Presidente della Camera, bersaglio quotidiano degli “odiatori”. Cosa ha fatto questa donna per attirare tanta cattiveria? Non si è mai chiesta “perché”, non si è mai messa in discussione cambiando atteggiamento, non ha mai mostrato un lato umano, preferendo il ruolo di maestrina saccente e presuntuosa; ha un progetto in mente che, piaccia o meno, vuole portare avanti senza confrontarsi con chi la critica.
Non la vedi tra gli italiani in difficoltà, non esprime solidarietà, mantiene il ruolo che aveva prima di assumere l’attuale carica. Non è autorevole ma autoritaria. Questo non giustifica chi scrive sconcezze nei suoi riguardi anzi, chi lo fa è un cretino che mette a repentaglio la libertà di tutti. Perché la reazione a queste vagonate di bile è la guerra alle parole d’odio (se poi in mezzo ci cade pure qualche voce critica verso le politiche governative, vuoi che non approfittino per tacitarle?)
Tutti attenti a come scriviamo, nessuno a cosa proviamo.
Quando il web si infiamma per qualche fatto di cronaca, la reazione è la spasmodica ricerca delle fake news che girano. Nessuno si preoccupa di quello che viene percepito o vissuto nella vita reale, non c’è la volontà di spiegare o risolvere; si cerca un tappo, un bavaglio, una punizione. Anzi, viene il sospetto che questo odio da reprimere, venga prima alimentato ad hoc.
Ricordate il più volte citato Orwell e i due minuti d’odio? Vite controllate alle quali veniva apparentemente concesso quel poco tempo per sfogarsi contro il nemico, in realtà tutto era manipolato dall’alto.
La rabbia, l’odio, la frustrazione sono sentimenti da comprendere; manifestano scontentezza e disagio, sono sfoghi per ora solo a parole. Reprimerli senza analizzarli non li placherà. Sono campanelli d’allarme che suonano, inascoltati. I social stanno diventando lo “sfogatoio” di chi, una volta, scendeva in piazza o faceva politica attiva nelle sedi di partito (e ne volavano di parole grosse in quei consessi!). Ora molti “scrivono”, male e sguaiatamente, ma lanciano un messaggio di malcontento. Rimanere ciechi e sordi, blaterando di “odiare l’odio” (ossimoro, tra l’altro) magari ripulirà il web ma insozzerà le strade.