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DEMS

| 8 Agosto 2017 | POLITICA

Il ministro Orlando continua a recitare da leader alternativo ed a mostrarsi preoccupato per le sorti del Paese, destinato, a suo parere, a precipitare nell’ingovernabilità, a causa della cocciutaggine di Renzi, della sua divisivita’ ed incapacità a tenere unite le tante anime del centrosinistra.

A nulla è valsa la netta sconfitta della sua linea alle primarie, vuole tornare al PD delle origini, quello inclusivo ed aperto ad esperienze politiche diverse, da costruire dentro l’attuale, se si riesce a ribaltare la maggioranza renziana, o fuori, insieme a Prodi e Pisapia, se i rapporti di forza restano immutati.

DEMS sarebbe il plurale di DEM, perché il PD può sdoppiarsi, moltiplicarsi, incarnarsi nella diaspora di chi ha preso il largo, lo sta prendendo, o lo prenderà da qui al giorno in cui verranno presentate le liste, in quanto, al di là delle conferenze programmatiche e delle diatribe sulle alleanze, ciò che agita i sonni dei parlamentari è l’atroce dubbio di non essere ricandidati, o la preoccupazione di una collocazione perigliosa ed insicura.

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La certezza di una drastica riduzione dei seggi, unitamente all’idea del segretario di proporre esponenti della mitica società civile, sta portando la tensione interna a livelli di guardia ed in tanti comprano gommoni per essere pronti ad imbarcarsi verso altri lidi.

Non è più questione di insofferenza verso il nuovo corso, anche gli estranei alla ditta, i margheritini, i franceschiniani ed i benzinai tiepidi temono per la loro sopravvivenza: DEMS, non DEM, asteroidi che minacciano di staccarsi da un pianeta turbolento.

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