L’ex comandante della Costa Concordia Simone Schettino è stato condannato in secondo grado a 16 anni di reclusione. L’imponente imbarcazione da lui guidata si schiantò il 13 gennaio 2012 sull’isola del Giglio, a causa di una sua manovra palesemente errata, ad alta velocità. La tragedia si concluse con un bilancio di 32 morti e 193 feriti su un totale di oltre 4000 persone a bordo, tra viaggiatori e membri dell’equipaggio.
La vicenda scosse l’opinione pubblica con immagini sconcertanti. Il salvataggio avvenne in diretta televisiva mondiale. Schettino non si è mostrato sorpreso di fronte alla nuova sentenza. Il suo legale Saverio Senese ha dichiarato le decisioni del suo assistito di costituirsi in maniera spontanea e di recarsi presso il carcere di Rebibbia. Ma la vicenda non è ancora finita qui. Infatti, i suoi avvocati hanno già annunciato un ulteriore ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. L’accusa è quella di “violazione dei diritti di difesa”. L’ex comandante continua a professarsi innocente in quanto la nave sarebbe stata piena di manchevolezze e le sue responsabilità sarebbero da dividersi col suo team di comando.
Dall’altra parte, il procuratore generale di Firenze Marcello Viola si è detto soddisfatto per la conferma della condanna. Il comandante Gregorio De Falco, noto per aver intimato a Schettino di tornare a bordo del transatlantico durante le fasi più concitate del naufragio, ha scelto di non rilasciare alcun commento. Sua moglie Raffaella auspica che l’imputato principale possa “meditare su ciò che ha fatto e sulle sue condotte successive alla strade”. La maggior parte della disputa si sposta in ambito civile, ma la popolazione dell’isola del Giglio e il sindaco locale Sergio Ortelli non dimenticano le vittime di una tragedia gravissima. Ci sono ancora diverse richieste di risarcimento in sospeso.