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Per i ricercatori l’infezione xylella è questione di tempo

| 2 Maggio 2017 | IL FORMAT

Non ci sono più dubbi scientifici sul fatto che l’infezione da xylella fastidiosa sia correlata con i sintomi di disseccamento degli ulivi. A spiegarlo sono i professori Enrico Bucci, della Temple University di Philadelphia, e Giovanni Martelli dell’Università di Bari, entrambi accademici dei Lincei, che nella sede del Consiglio regionale pugliese hanno partecipato ad un seminario di studi organizzato dagli uffici di Presidenza delle commissioni Agricoltura e Bilancio.

L’evento, aperto dal presidente dell’Assemblea, Mario Loizzo, è stato un’importante occasione di approfondimento sui presupposti scientifici della fitopatologia della xylella. In particolare oltre alle azioni di contenimento, tema affrontato dal dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale, Silvio Schito, che ha sottolineato “l’assenza di nuovi focolai”, si è parlato soprattutto della ricerca di soluzioni che consentano una convivenza sostenibile con l’infezione.

Il reperimento di germoplasma resistente può consentire di utilizzare piante resistenti o tolleranti per riprendere un’attività agricola sostenibile. In una zona fortemente infetta della provincia di Lecce hanno già impiantato un uliveto con una cinquantina di cultivar, ed altre ne pianteranno, per vedere come si comportano. Ci vogliono tempi lunghi per aver risposte. Secondo gli esperti ci vorranno almeno dai 7/10 anni. Per il momento il punto certo è quello che c’è una cultivar tipicamente pugliese, la coratina, che ha un comportamento analogo al leccino.

Ad oggi si può dire che la coratina e leccino si comportano bene al pari della fs17-favolosa e della frantoio. E’ possibile che anche altre cultivar pugliesi si comportino bene, un compito che lo accerteranno gli esperti.

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