Un nuovo pentito di Cosa Nostra, Sergio Macaluso ex capo del mandamento di Resuttana ha fatto i nomi di alcuni capi mafia della città di Palermo. In carcere da un anno e mezzo, Macaluso si è pentito sentendosi abbandonato dall’organizzazione mafiosa non riconoscendosi più nelle regole di Cosa Nostra. Solitamente quando un affiliato è in carcere, l’organizzazione provvede al mantenimento della famiglia del detenuto e alle necessità giudiziarie del recluso attingendo alla cosiddetta “Bacinella”, la cassa della famiglia.
Anche Cosa Nostra è in crisi, scarseggiano i liquidi e ha dovuto limitare gli aiuti stabiliti dalle vecchie regole. Grazie alla collaborazione di Macaluso sono state fermate cinque persone con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione, tra loro figura Giuseppe Biondino, figlio di Salvatore detto “Biondolillo”, autista di Riina arrestato il 15 gennaio 1993. Gestiva una agenzia pubblicitaria, la “MP”, ma è ritenuto il nuovo capo di San Lorenzo. Era pronto a fuggire in Spagna dove si recava molto spesso per preparare la sua latitanza.
Non è l’unico arrestato con un cognome tristemente noto, in fatti anche Francesco Lo Iacono, nipote dell’omonimo capo di Partinico, è stato fermato. A differenza di Biondino jr, Lo Iacono aveva scelto Dusseldorf per trascorrere la sua latitanza. Gli altri tre arrestati sono Salvatore Arioilo della famiglia di San Lorenzo, Bartolomeo Mancuso e Ahmed Glaoui quest’ultimo della famiglia di Partinico-Mondello, tutti tratti in arresto con l’accusa di associazione di stampo mafioso ed estorsione.
I figli che seguono le orme criminali dei padri ormai non fanno più notizia. Ciò che stupisce di più è l’affiliazione a Cosa Nostra di un tunisino. – Anche se non dovrebbe stupire più di tanto. Il rapporto tra Cosa Nostra ed esponenti della malavita tunisina non è un nuovo sodalizio criminale, sia per quanto riguarda il traffico di migranti sia per il traffico di droga e sigarette gestito in contemporanea. Non deve stupire perché anche il super latitante Matteo Messina Denaro, secondo alcuni pentiti, farebbe la spola tra Spagna e Tunisia.
Non stupisce perché già durante il periodo fascista, a causa del confine imposto dal Prefetto Mori, molti mafiosi di Caltanissetta, Palermo e Catania, fuggirono rifugiandosi in Tunisia dove fondarono la famiglia di Tunisi con a capo Calogero Giambarresi, la quale si sembrerebbe estinta successivamente. Avere all’interno di Cosa Nostra un componente in grado di dialogare e mantenere i contatti con la criminalità nel nord Africa, è importante per i nuovi traffici illeciti di Cosa Nostra. Resta un dubbio: su cosa avrà giurato l’affiliato tunisino? Sull’ immagine della Madonna dell’Annunziata o sul Corano?